Futuro

L’app che mappa le barriere architettoniche

Realizzato da due torinesi tra i 30 under 30 di Forbes del 2022, il progetto punta ad aiutare disabili, anziani, genitori col passeggino
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2 maggio 2022 Aggiornato alle 09:00

A volte anche un gradino o un terreno leggermente scosceso possono rappresentare un ostacolo insormontabile, che costringe a tornare sui propri passi.

Per le persone con disabilità fisica ma anche coloro che per diverse ragioni attraversano un momento di difficoltà motorie, le città possono trasformarsi in giungle urbane che limitano e non poco la libertà di muoversi agilmente e in autonomia.

Se risolvere in tempi rapidi il problema delle barriere architettoniche disseminate ovunque è complesso, si può almeno tentare di rendere la vita di tutti un po’ più semplice. La pensano così Paolo Bottiglieri e Petru Capatina, fondatori di WeGlad, un’app in grado di mappare strade ma anche locali pubblici al chiuso, la cui fruizione non sia garantita proprio a tutti i tipi di mobilità.

L’idea che ha portato i due soci ed essere inseriti nella classifica dei 30 under 30 più promettenti d’Italia per il 2022 secondo Forbes, è nata come spesso accade da episodi personali.

«Da ragazzino sono stato investito da un’auto e nonostante ora mi sia ripreso completamente, per molto tempo ho fatto i conti con problemi alle gambe che mi hanno fatto rendere conto di quanti luoghi in ogni città siano off limits per persone non normodotate», spiega Petru Capatina.

Paolo Bottiglieri, invece, ha osservare per anni i propri nonni non riuscire nemmeno a prendere un caffè al bar senza chiedere aiuto, dopo essere finiti entrambi su una sedia a rotelle a causa di un problema di salute.

Queste esperienze simili hanno fatto avvicinare i due ragazzi sui banchi dell’Università, dove il fuoco di WeGlad ha iniziato ad ardere.

«Quando ci siamo conosciuti volevamo entrambi buttarci nel mondo imprenditoriale con un progetto che avesse anche un’anima sociale e unisse profit e non profit. Scoprendo di avere in comune la sensibilità a questo tema abbiamo iniziato a chiederci come fare qualcosa di concreto», continua Petru Capatina.

Anche se spesso si tende a pensare che le barriere architettoniche rappresentino un ostacolo solo per i disabili motori, non è affatto così. «Dopo mesi di studio e dialogo con quante più persone possibili ci siamo accorti di come il problema fosse molto più esteso, al punto da riguardare a livello globale oltre un miliardo e mezzo di individui». Disabili ma anche anziani, reduci da infortuni o genitori che spingono un passeggino e di fronte a un albero con le radici sporgenti su un marciapiede sono costrette a fermarsi. Per non parlare dei giovani, la cui vita in caso di difficoltà motorie è messa a dura prova anche dal fatto che in Italia secondo l’Istat solo una scuola su tre è accessibile agli alunni con disabilità motoria. A loro, ma anche a tutti i normo dotati, si rivolge WeGlad, scaricabile gratuitamente da ogni sistema operativo.

Una volta effettuato l’accesso, una mappa mostra strade e luoghi pubblici in cui siano state riscontrare criticità o barriere architettoniche.

«Per ora le aree più complete sono quelle di Torino, la nostra città, e Milano, dove stiamo lavorando anche insieme a diversi partner commerciali, ma l’obiettivo è di espanderci e portare WeGlad in tutto il mondo, facendone un progetto globale di volontariato digitale».

Già perché a caratterizzare l’App è soprattutto l’interazione con gli utenti, che possono in ogni momento arricchire le mappe.

Per farlo basta scattare una foto a una buca, un terreno scosceso o altri ostacoli che si incontrano sul proprio cammino e caricarla cliccando direttamente sul punto esatto della cartina. In questo modo chiunque visualizzi quel tratto può rendersi conto della presenza della barriera architettonica.

La mappatura riguarda strade e marciapiedi ma anche luoghi pubblici al chiuso come bar, ristoranti, banche e molto altro, dove spesso le criticità maggiori si riscontrano all’ingresso e nei bagni, non sempre munito di giusti spazi, parallele o fasciatoi per cambiare i neonati.

«Crediamo che lo strumento delle foto sia il più efficace perché oggettivo. Noi non vogliamo giudicare se un luogo sia accessibile o meno ma semplicemente riportare una situazione sulla quale ognuno possa essere informato e farsi la propria idea».

Nell’app è anche presente un’area social attualmente in fase embrionale ma che in futuro «punta a unire gli utenti creando una sorta di community», conclude Petru Capatina, svelando anche l’origine del nome curioso. «WeGlad sta per welcome gladiatori, un motto rivolto a tutte le persone che si muovono con difficoltà nell’arena del mondo, ma glad significa anche felice e sottolinea l’approccio al tema che vorremmo promuovere, che non si concentri solo sul puntare il dito su ciò che non va ma cerchi soluzioni per risolverlo».

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