Culture

Il film d’amore che non piace a Putin

Firebird, ispirato a una storia vera sulla relazione tra due militari sovietici durante la Guerra Fredda, dopo la presentazione all’ultimo Festival di Mosca è sparito dalla circolazione. Ma anche altri Paesi lo stanno boicottando
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
21 aprile 2022 Aggiornato alle 21:00

Un amore clandestino tra un abile pilota dell’aeronautica e un giovane soldato di leva sullo sfondo della Russia sovietica, quando qualsiasi relazione con persone dello stesso sesso costituiva un reato e poteva essere punito con il carcere. È il 1977 e la Guerra Fredda imperversa.

Firebird, il film d’esordio di Peeter Rebane come regista, presentato in anteprima al BFI Flare di Londra nel marzo 2021, verrà distribuito nel Regno Unito a partire da domani. Una pellicola in grado di raccontarci ancora molto su noi e sul nostro presente, ma è passato piuttosto in sordina, boicottato ora dalla Russia, ora dal resto del mondo.

Tratto da una storia vera, il film si basa sul memoir dell’attore russo Sergey Fetisov, intitolato The Story of Roman, che racconta la passione segreta tra due giovani soldati, lo stesso Sergey e Roman, in una base aerea durante l’occupazione sovietica dell’Estonia. Una storia che si consuma tra sguardi e gesti impercettibili, ma che assume il ritmo di un thriller quando un ufficiale del KGB riceve una segnalazione anonima sui sentimenti che legano i militari.

Il titolo allude a una particolare scena del lungometraggio, quando Sergei e Roman si assentano di nascosto dalla base militare per assistere a un’esibizione del balletto Firebird di Stravinsky.

Una produzione anglo-estone che descrive una realtà non molto diversa da quella attuale, non solo per il tragico conflitto in Ucraina, ma anche per i divieti e le restrizioni imposte alle manifestazioni LGBTQIA+ in Russia. Se infatti le relazioni omosessuali non rappresentano più un reato dal 1993, il Gay Pride è apertamente vietato dal 2006, quando in occasione della sua prima edizione, i cortei si conclusero con gli arresti di vari attivisti e partecipanti.

Come spiega al Guardian l’attore che ha prestato il volto al personaggio di Roman, Oleg Zagorodnii, è stato possibile girare alcune scene in esterna per le strade di Mosca, cosa non così scontata per un film su un amore queer. Il cast, inoltre, ha accolto con sorpresa la notizia che il festival di cinematografia della capitale aveva deciso di proiettare Firebird.

Dopo una prima visione imbarazzata, però, la direzione ha annullato tutti gli altri spettacoli previsti. La pellicola ha ricevuto una pioggia di critiche: “93 recensioni in totale, tutte negative” ha dichiarato Oleg. Tra i titoli riportati anche “Un estone, un inglese e un ucraino fanno vergognare Mosca” riferendosi al regista e ai due attori protagonisti.

Il film non è stato formalmente vietato, ma di fatto è scomparso dalla programmazione dei cinema o risultava impossibile comperare i biglietti. All’estero non è andata molto meglio. Dopo l’attacco della Russia all’Ucraina, diversi Paesi hanno rinunciato alla distribuzione del film.

Un episodio che si inserisce nella serie di boicottaggi al mondo della cultura e dell’arte russa avvenuti in questi mesi, ma che appare alquanto ingiustificato, tanto più che la pellicola, dopo la presentazione al festival di Mosca, è sparito dalla circolazione. Il timore di Putin probabilmente è che vada a minare l’ideale machista del soldato al servizio della patria.

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