Ambiente

SOS siccità nel Corno d’Africa

Potrebbe essere la peggiore carenza di pioggia degli ultimi 40 anni. Un’emergenza che colpisce oltre 29 milioni di persone, già provate da carestia e innalzamento dei prezzi dei generi alimentari
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
20 aprile 2022 Aggiornato alle 09:00

La più grande siccità degli ultimi 40 anni potrebbe presto mettere in ginocchio il Corno d’Africa e, soprattutto, il settore agricolo. Rendendolo ancora più vulnerabile al climate change.

Le autorità delle nazioni dell’Africa orientale hanno infatti segnalato temperature più elevate e precipitazioni inferiori al normale, tanto a marzo quando ad aprile.

Secondo l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo, per il quarto anno consecutivo le piogge potrebbero non fare capolino. Ingigantendo il problema della malnutrizione della popolazione, i cui mezzi di sussistenza verrebbero compromessi. Il bacino di interessati è di 29 milioni di persone.

I meteorologi stanno collegando la siccità attuale al cambiamento climatico di origine antropogenica, che sta portando a un aumento del riscaldamento nell’Oceano Indiano. Acuendo il rischio cicloni.

Mama Charity Kimaru, che pratica l’agricoltura tramite la piantumazione di cereali e ortaggi nella sua fattoria di 12 ettari a Nyandarua, a circa 126 chilometri a nord di Nairobi, è tra gli agricoltori che si stanno preparando a quella che per molti rappresenterebbe un’autentica Apocalisse.

Per Kimaru, infatti, l’aumento delle temperature registrato negli ultimi mesi ha compromesso il pascolo per il bestiame e fatto perire le colture piantate in previsione della lunga stagione delle piogge.

A febbraio, l’agenzia meteorologica in precedenza aveva affermato che la regione avrebbe dovuto prepararsi per una stagione delle piogge lunghe “più piovosa della media”, che normalmente riguarda il periodo marzo-maggio. Eppure, questa settimana, ha dovuto rivedere il tiro. E le precedenti previsioni.

«Le piogge di marzo, aprile e maggio sono cruciali per la regione e, purtroppo, stiamo assistendo non solo a tre, ma potenzialmente a quattro stagioni consecutive fallite - ha affermato Workneh Gebeyehu, segretario esecutivo dell’agenzia intergovernativa - Questo, insieme ad altri fattori di stress come i conflitti nella nostra regione e in Europa, l’impatto del COVID-19 e le sfide macroeconomiche, ha portato a livelli acuti di insicurezza alimentare in tutto il Corno d’Africa».

Etiopia, Kenya e Somalia, che saranno gravemente colpite dalla riduzione delle piogge, sono già afflitte da una grave carestia, che ha indotto un innalzamento dei prezzi alimentari e infiammato i conflitti per l’accaparramento dei pascoli e delle risorse idriche in diminuzione.

«Ogni volta che abbiamo intensi cicloni nell’Oceano Indiano sudoccidentale, ci prepariamo sempre a una lunga stagione di siccità nelle regioni orientali e del Corno d’Africa - ha affermato Evans Mukolwe, l’ex direttore scientifico delle Nazioni Unite - Questo perché i cicloni assorbono gran parte dell’umidità. Privando la regione delle tanto necessarie precipitazioni».

«Questa non è la prima siccità nel Corno e non sarà neppure l’ultima - ha affermato Sean Granville-Ross, direttore regionale per l’Africa dell’agenzia umanitaria Mercy Corps - La risposta internazionale deve dare la priorità ai bisogni immediati allocando risorse aggiuntive per interventi intelligenti a lungo termine che si tradurranno in cambiamenti a lungo termine e aiuteranno le comunità a diventare più resistenti alla siccità».

Secondo l’ufficio umanitario delle Nazioni Unite, l’attuale siccità «rischia di diventare una delle peggiori emergenze indotte dal clima nella storia recente nel Corno d’Africa». Ulteriore problema: l’appello di risposta alla siccità da 1,5 miliardi di dollari richiesto per assistere circa 5,5 milioni di persone in Somalia rimane gravemente sottofinanziato.

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