Diritti

Alla frontiera Usa-Messico è record di arresti

Solo a marzo sono stati quasi 210.000 i migranti fermati al confine statunitense: molti i cubani e gli ucraini. Con la revoca del Title 42 a metà maggio, il governo si prepara a una nuova impennata di arrivi
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
20 aprile 2022 Aggiornato alle 11:00

A marzo sono stati arrestati quasi 210.000 migranti al confine tra Stati Uniti e Messico, rendendolo il mese con il più alto tasso di arresti frontalieri negli ultimi due decenni (dal febbraio del 2000). I dati (diffusi da diversi media internazionali, quali il Wall Street Journal e Reuters) sono stati pubblicati lunedì 18 aprile dalla U.S. Customs and Border Protection. «Il numero totale di marzo è un aumento del 24% rispetto allo stesso mese dell’anno prima» scrive l’agenzia di stampa britannica, mentre negli ultimi sei mesi gli arresti al confine sono stati più di un milione, riporta il WSJ.

La maggior parte dei migranti proviene da Cuba (più di 32.000) e dall’Ucraina. In passato, le principali aree di origine erano quelle del Centro America, ma oggi circa il 40% dei rifugiati proviene da regioni più distanti, secondo quanto riferito dalla US Customs and Border Protection. Due le motivazioni principali: da una parte, c’è chi fugge dai regimi autoritari di alcuni Paesi («I migranti provenienti da Cuba, Nicaragua e Venezuela, le tre dittature della regione, costituiscono una parte significativa del flusso diretto a nord», scrive il Wall Street Journal); dall’altra, chi cerca negli Stati Uniti una nuova vita, lontano dalla fame e della povertà. Secondo il quotidiano statunitense, le economie latinoamericane sono state le più colpite a livello mondiale dalla pandemia.

Sempre nel mese di marzo, sono stati circa 5.000 gli ucraini fermati alle frontiere americane (terrestri, marittime e aeree), «con un aumento significativo di coloro che cercavano rifugio al confine tra Stati Uniti e Messico», scrive il Washington Post. Molti sono riusciti a trovare rifugio grazie a permessi umanitari: «L’amministrazione Biden ha risposto all’afflusso annunciando che avrebbe esteso l’idoneità degli ucraini allo “status temporaneo protetto”, consentendo loro di rimanere per 18 mesi e richiedere permessi di lavoro, se fossero arrivati ​​entro l’11 aprile», continua il quotidiano. Secondo alcune stime, i funzionari del Paese si aspettano circa 60.000 domande nei prossimi giorni.

Ma il governo non ha ancora dato delle indicazioni precise al riguardo e, di conseguenza, i rifugiati ucraini cercano aiuto alla frontiera con il Messico: «Non ci sono istruzioni chiare per gli ucraini su come dovrebbero entrare negli Stati Uniti - ha spiegato Michael Levitis, conduttore radiofonico di New York, nato a Mosca da padre ucraino - Quindi, per disperazione, andranno in Messico perché il Paese consente alle persone con passaporto ucraino di arrivare negli Usa». Come riporta il Washington Post, la famiglia di Levitis è arrivata negli Stati Uniti nell’ambito di un programma speciale per gli ebrei sovietici, e per questo motivo il conduttore ha chiesto al presidente Biden di istituirne uno simile per i rifugiati di guerra.

Se il flusso di migranti attuale sembra molto elevato, si stima che con la revoca del Title 42 Order il numero aumenterà. Grazie a questo ordine, istituito nel 2020 durante la pandemia di Covid-19, gli agenti di frontiera hanno potuto respingere i richiedenti asilo per motivi legati alla salute pubblica: circa la metà dei migranti presi in custodia lo scorso marzo sono stati respinti per il Title 42. «Questa cessazione - hanno scritto il primo aprile i Centers for Disease Control and Prevention - sarà attuata il 23 maggio 2022, per consentire al Dipartimento della sicurezza interna il tempo di concretizzare protocolli di mitigazione del Covid-19 appropriati, come l’ampliamento di un programma per fornire vaccinazioni ai migranti e prepararsi alla ripresa della migrazione regolare». Questo “ritorno alla normalità” porterà inevitabilmente un numero elevato di persone alla frontiera.

Secondo Reuters, Democratici, medici e Nazioni Unite si sono opposti al Title 42, denunciando la mancanza di prove scientifiche a sostegno dell’idea che il respingimento limitasse la diffusione del virus. I Repubblicani, invece, sono contrari alla revoca, temendo per un possibile assalto alle frontiere. Questo è un tema delicato negli Stati Uniti, che divide politici ma anche cittadini. Da un sondaggio del Wall Street Journal condotto marzo, è emerso che l’immigrazione e la sicurezza frontaliera sono due questioni rilevanti per gli elettori: «il 57% degli intervistati disapprova la gestione del confine da parte della presidenza Biden - scrive il giornale - mentre e il 33% ha affermato di approvarla».