Diritti

Caduta libera della lira turca insieme al suo presidente

La valuta è crollata ai minimi storici dopo la decisione di Erdogan di espellere dieci ambasciatori occidentali, poi ritirata dal presidente: “Credo che ora saranno più cauti„
Il presidente turco Receyyp Erdoğan dovrebbe incontrare Joe Biden e altri leader mondiali al G20 a Roma e alla conferenza ONU sui cambiamenti climatici a Glasgow
Il presidente turco Receyyp Erdoğan dovrebbe incontrare Joe Biden e altri leader mondiali al G20 a Roma e alla conferenza ONU sui cambiamenti climatici a Glasgow
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25 ottobre 2021 Aggiornato alle 12:48

Da quando Erdogan ha annunciato di espellere dieci ambasciatori occidentali dalla Turchia, la valuta nazionale ha registrato un grave record negativo, mai registrato prima. Ma l’economia interna del Paese stava già vacillando prima di questa mossa diplomatica.

La scorsa settimana i rappresentanti di Stati Uniti, Canada, Germania, Francia, Pesi Bassi, Danimarca, Svezia, Finlandia, Norvegia e Nuova Zelanda hanno firmato un appello per il rilascio urgente di Osman Kavala, un filantropo trattenuto in custodia cautelare per più di quattro anni nelle prigioni turche. Così il presidente turco, nel corso di una visita in Turchia centrale sabato 23 ottobre, ha ordinato al ministro degli Esteri di dichiararli al più presto “persone non gradite”. Tra di loro non ci sono Regno Unito, Italia e Spagna, tra i pochi Paesi occidentali a non aver firmato il documento. Nella giornata di ieri, la Turchia ha chiarito che non espellerà i dieci diplomatici: “È arrivata un’altra dichiarazione da parte di questi ambasciatori che cita il loro impegno rispetto all’articolo 41 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e credo che ora saranno più cauti” così il presidente turco Erdogan, a una settimana dall’aver definito “inaccettabili” le dichiarazioni dei dieci del 18 ottobre sul rilascio di Kavala.

Incarcerato nel 2017 con l’accusa di aver sostenuto le manifestazioni contro il governo nel parco di Gezi, nel centro di Istanbul, l’anno scorso era stato assolto insieme ad altri otto attivisti. Ma poche ore dopo il rilascio il filantropo è stato riportato nella prigione di Silivri con un’altra accusa legata al fallito colpo di stato del 2016, di cui sarebbe complice. La Corte europea dei diritti umani nel 2019 aveva chiesto il suo rilascio immediato e il Consiglio d’Europa ha dichiarato che avvierà una procedura di infrazione contro la Turchia entro la fine del mese se Kavala non verrà rilasciato.

Si tratta di un caso emblematico della repressione del dissenso sotto il governo decennale di Erdogan che rischia di creare una crisi diplomatica internazionale proprio ora che l’economia turca vacilla e il presidente deve confrontarsi con numerose problematiche interne.

Il Financial Action Task Force, l’unità operativa internazionale contro il riciclaggio di denaro con sede a Parigi, giovedì ha annunciato che stava inserendo la Turchia nella sua “lista grigia” per l’incapacità di combattere questo fenomeno e il finanziamento al terrorismo. La borsa di Istanbul ne ha risentito, ma quando la Banca centrale turca ha bruscamente abbassato il suo tasso di interesse di riferimento di 200 punti base, e secondo Reuters è atteso un taglio al 16% degli interessi sui prestiti da parte delle banche statali turche. Tra le banche interessate ci sarebbe anche Halk Bank, coinvolta in un’inchiesta negli Usa con l’accusa di aver contribuito a creare uno schema per evadere le sanzioni americane contro l’Iran. Intanto nella giornata di oggi, 25 ottobre, i tassi di cambio sono crollati e la lira turca ha subito uno dei più gravi cali da decenni: in 24 ore si è svalutata di oltre il 2%, arrivando a sfondare la barriera di 1 dollaro per 9,80 lire turche e di 1 euro per 11,40 lire.

Secondo l’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle, o DW, queste azioni sarebbero l’ennesimo tentativo di Erdogan di distogliere l’attenzione nazionale e internazionale dai propri problemi interni. “Maggiore è la pressione interna accumulata sul presidente turco, più forte è la sua reazione, quasi sempre nei confronti dell’Occidente” ha commentato il presentatore televisivo di DW Erkan Arikan. Gli ultimi sondaggi mostrano che il partito di Erdogan, l’AKP, verrebbe sostenuto da poco meno del 30% degli elettori. In particolare i giovani sotto i 25 anni preferiscono sostenere altri partiti rispetto a quello del presidente. La disoccupazione è in aumento, i rifugiati che vivono in Turchia sono sempre più visti come una minaccia. Inoltre, secondo alcune indiscrezioni della rivista statunitense Foreign Policy, il presidente sarebbe in cattive condizioni di salute, con crescenti episodi di perdita di memoria e problemi respiratori, e per questo motivo meno incontri con la stampa. Tali voci non sono mai state confermate dalle autorità turche, ma questo potrebbe portare il suo popolo a non vederlo più come un eroe. Se i partiti di opposizione manterranno la loro unità fino alle prossime elezioni presidenziali previste nel 2023, Erdogan farà fatica a essere rieletto. Sarebbe la prima volta dal 2004, quando divenne primo ministro in Turchia per la prima volta.