Diritti

Mygrants, l’app italiana che inserisce i migranti nel mondo del lavoro

Nel 2021 gli sbarchi in Italia sono raddoppiati. E ora una nuova piattaforma cerca di far emergere le competenze di chi desidera trovare casa nella Penisola, per valorizzarne il potenziale in vista di un inserimento lavorativo
Tempo di lettura 4 min lettura
14 aprile 2022 Aggiornato alle 11:00

Si scrive “Mygrants”, si legge opportunità. Non solo un’app o una piattaforma, ma un luogo dove far emergere le competenze dei richiedenti asilo in Italia. Aiutando loro a scrivere un curriculum vitae e a valorizzare il potenziale di ognuno per l’inserimento lavorativo, ma anche attraverso workshop di formazione e una comunità di supporto.

Sviluppata a Bologna nel 2017, Mygrants, “la piattaforma più usata da migranti e rifugiati”, nei 5 anni di vita ha aiutato quasi 4.000 persone a trovare un lavoro stabile con oltre 300.000 tirocinanti registrati e 40.000 talenti.

La piattaforma identifica il background e le competenze dei migranti già presenti sul territorio italiano e raccoglie i loro profili in un grande database, attraverso il quale aziende private e pubbliche amministrazioni hanno l’opportunità di scegliere il candidato più preparato e motivato per soddisfare il proprio fabbisogno occupazionale.

A pensare all’idea, Chris Richmond Nzi, classe 1985, nato in Costa d’Avorio e cresciuto tra Stati Uniti ed Europa, una laurea in diritto internazionale e diplomazia e un passato da funzionario di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera: nel 2017 insieme alla fidanzata fonda in Italia Mygrants, una Srl iscritta al registro delle startup innovative che a fine 2020 è diventata una B Corp.

Tra i motivi principali, le difficoltà che incontrano i richiedenti asilo da quando richiedono lo status nel Paese in cui emigrano fino all’integrazione nella società: «I richiedenti asilo passano in media 600 giorni nei centri di accoglienza, con un enorme spreco di risorse economiche e umane – aveva dichiarato Chris in un’intervista a 4 anni dalla nascita del progetto - Ma la gestione dell’attuale sistema di asilo e gli strumenti disponibili non venivano utilizzati.

L’elemento disruptive di Mygrants è stato pensare che si potesse generare fiducia sulla base di dati ed evidenze come le competenze, i livelli linguistici, il background, la volontà di migliorare, la costanza, valorizzando in pieno la persona nella sua interezza. Dati che non si pensava potessero avere un valore: invece è un mercato inesplorato, che vale 35 miliardi di dollari».

Trasformare i flussi migratori in un’enorme opportunità, quindi, come si legge sul sito di Mygrants, un obiettivo non sempre in linea con i sistemi di accoglienza italiani e i numeri degli arrivi.

A fotografare la situazione degli sbarchi dello scorso anno è il Rapporto annuale del Centro Astalli, che mostra un quadro tutt’altro che positivo, soprattutto riguardo il numero in crescita dei rifugiati vittime di torture e violenza.

“Nel 2021 sono 67.040 i migranti arrivati in Italia via mare, quasi il doppio rispetto ai 34.154 dell’anno scorso - si legge nel Rapporto - i minori stranieri non accompagnati sono stati 9.478, a fronte dei 4.687 del 2020”.

Nonostante il superamento dei decreti sicurezza, i 2 anni di pandemia hanno aumentato fragilità e marginalità sociale, in un Paese, l’Italia, dove i diritti dei rifugiati sono ancora “diritti poco esigibili”, come li definisce il Centro Astalli.

“Continuano a essere molti gli ostacoli che impediscono a richiedenti e titolari di protezione internazionale di fruire realmente di diritti che dovrebbero essere loro garantiti per legge - continua il report -. Uno dei primi scogli è ormai da anni l’iscrizione anagrafica, che rappresenta uno dei presupposti necessari per l’accesso effettivo ai diritti sociali. La digitalizzazione di molti uffici ha rappresentato un aggravio nella vita dei migranti forzati. Un percorso, il loro, già di per sé accidentato e reso tortuoso da una burocrazia respingente, è stato ulteriormente complicato dalle misure necessarie al contenimento della pandemia, che in molti casi non hanno tenuto conto delle difficoltà degli utenti più fragili”.

Ancora poco diffusi i Cas, centri di accoglienza straordinaria pensati per far fronte all’arrivo dei grandi numeri, e il sistema dell’accoglienza diffusa (Sai).

Leggi anche