Ambiente

Alessandro Gassmann: “Abbiamo bisogno di eroi per il Pianeta”

L’attore e attivista romano ha sposato la causa ambientale dopo la nascita del figlio Leo. Lo racconta nel progetto #Greenheroes. E in questa intervista
Alessandro Gassmann
Alessandro Gassmann
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15 aprile 2022 Aggiornato alle 19:00

​Ospite del Bif&st di Bari, Alessandro Gassmann ha trovato il tempo di incontrare il pubblico dopo la proiezione del suo ultimo film da regista Il silenzio grande, insieme allo scrittore e sceneggiatore Maurizio Di Giovanni e allo sceneggiatore Andrea Ozza, di ritirare il premio Furio Scarpelli per la migliore sceneggiatura, e presentare davanti a una sala gremita il libro, Io e i #GreenHeroes- Perché ho deciso di pensare verde (Piemme) scritto con Roberto Bragalone e il supporto scientifico dei Kyoto Club, in cui Gassmann racconta la sua battaglia per salvare il pianeta e le storie di uomini e donne coraggiosi che stanno inventando un modo virtuoso di coniugare economia e ambiente.

Quando è avvenuta la sua svolta green? «Quando è nato mio figlio nel ‘98, mi sono messo a pensare alla sua vita futura. Mi sono informato, ho letto di tutto, e mi sono reso conto che Leo quando avrebbe avuto 57 anni, la mia età oggi, avrebbe vissuto su un pianeta in condizioni di vita difficilissime, con Paesi desertificati, milioni di persone in movimento, un aumento dei disastri ambientali, e un numero sempre più crescente di incendi a causa del riscaldamento globale. Un futuro dove sarà peggiore la qualità dell’aria e dell’acqua, che è già un grosso problema. Sembra una visione apocalittica, ma è la realtà, ed è ancora così se non invertiamo la tendenza. La cosa incredibile è che abbiamo la tecnologia per ovviare a questo disastroso futuro, ma non la usiamo».

Ci sono paesi più lungimiranti e altri no. «Ho letto che la California, Paese che consuma energia in media 5 volte più di un europeo e 20 volte più di un africano, sta raggiungendo il 100% di produzione elettrica con le energie rinnovabili. Noi siamo ancora nelle mani della Russia di Putin e questo perché il governo nel 2014 ha firmato un emendamento che ha delegato alle regioni la regolamentazione delle energie rinnovabili, di fatto bloccando lo sviluppo, dal momento che i nostri governi regionali si muovono ognuno per proprio conto. Peccato perché questo tipo di indipendenza vorrebbe dire pace e libertà».

Ci saranno dei buoni esempi anche in Italia. «Certo! La Erg dal 2018 ha tagliato i ponti con tutta la produzione fossile e ha spostato la sua attività sulle rinnovabili diventando il produttore numero uno di energia eolica nel nostro Paese e uno dei primi dieci in Europa, non producendo più neanche un microgrammo di CO2. Grandi».

Come mai solo negli ultimi anni è riuscito a dare una direzione concreta al suo attivismo? «Tre anni fa sono stato contattato da Annalisa Corrado dei circoli di Kyoto su Twitter e con lei è nata una collaborazione che ha dato vita al libro e ad altre attività. Purtroppo, fino a oggi non avevo trovato interesse su questi temi. Avevo proposto un documentario e anche una serie internazionale sui cambiamenti climatici, ma nessuno aveva risposto, né ero riuscito a trovare il budget necessario. Adesso qualcosa sta cambiando anche riguardo a questi progetti, e ne sono veramente orgoglioso».

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