Diritti

Grassofobia sul lavoro: parliamone!

Sono circa 800 milioni le persone obese nel mondo. Molte di loro sono vittime del weight stigma, un grave problema sociale penalizzante durante i colloqui per un nuovo impiego o in caso di promozioni
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
13 aprile 2022 Aggiornato alle 21:00

Se ti dicessero che pesi troppo per ricoprire una determinata posizione in ufficio?

Suonerebbe assurdo, eppure in sostanza è quello che accade ogni giorno. Secondo uno studio pubblicato su Nature, su un campione di 14.000 persone obese in Australia, Canada, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti, il 58% ha subito personalmente atteggiamenti discriminatori sul posto di lavoro.

Per weight stigma o grassofobia si intende il pregiudizio e la discriminazione nei confronti di una persona a causa del suo peso, e rappresenta il quarto motivo di discriminazione tra individui adulti, dopo età, sesso e razza. Se però i primi 3 in molti Paesi, almeno sulla carta, sono vietati dalla legge, per quanto riguarda la discriminazione in base al peso non sussiste alcuna forma di tutela.

Nel mondo l’obesità riguarda 800 milioni di persone, in Italia, l’11% dei soggetti tra i 18 e i 69 anni di età e il 14% degli over 65 rientrano nel fenomeno dell’obesità. Lo rivela l’indagine di Passi e Passi d’Argento sui dati raccolti dal 2017 al 2020. Il trend purtroppo è in crescita ed è più frequente tra le persone con difficoltà economiche (il 17% contro l’8%) e quelle con un livello di istruzione più basso (il 24% di chi non ha alcun titolo di studio o al più la licenza elementare contro il 6% dei laureati).

In un recente articolo della BBC, Rebecca Puhl, professoressa presso il dipartimento di Sviluppo umano e scienze della Famiglia presso l’Università del Connecticut, ha sottolineato: «La discriminazione sul peso può manifestarsi in modo più o meno sottili. A parità di qualifiche, è molto probabile che una persona obesa venga penalizzata per il proprio peso rispetto a un’altra normopeso». Questo perché dietro il weight stigma si cela una serie di luoghi comuni e pregiudizi più o meno consapevoli riguardo le persone grasse: all’obesità infatti vengono spesso associati un carattere insicuro, una scarsa autostima e quindi la non idoneità a rivestire ruoli di vertice.

Uno studio del 2012 ha fatto emergere un dato significativo: 127 professionisti delle risorse umane hanno valutato dal punto di vista lavorativo un gruppo di individui ritratti in foto che differivano per sesso, etnia e corporatura. Gli HR coinvolti nell’esperimento tendevano nel loro giudizio a sottovalutare le persone obese e a penalizzarle rispetto a quelle normopeso. Soprattutto quando si tratta di donne.

Secondo un altro report del 2014 della professoressa di diritto Jennifer Bennett Shinall della Vanderbilt University, le donne obese vengono impiegate in lavori faticosi o in ruoli che non prevedono il contatto con il pubblico e, quando riescono a essere assunte in lavori di questo genere, guadagnano il 5% meno degli uomini.

In una ricerca realizzata da T. A. Judge della University of Florida e D. M. Cable della London Business School è stato dimostrato che, a parità di competenze e di ruolo, il reddito di una donna è inversamente proporzionale al suo peso corporeo: più il primo aumenta, più il secondo diminuisce, cosa che invece accade molto più raramente con gli uomini.

Il gender gap aumenta quindi in caso di obesità: si tratta probabilmente di un divario dovuto a standard sociali diversi.

Sebbene molti ritengano che la discriminazione rispetto al peso possa essere “un male necessario” per spingere una persona obesa a dimagrire, in realtà la maggior parte degli studi al riguardo ha dimostrato l’esatto opposto.

Il weight stigma è tendenzialmente controproducente, favorisce non solo la depressione, la dipendenza dall’alcol e l’adozione di comportamenti alimentari scorretti, ma anche disturbi del sonno e una maggiore reticenza a ricorrere all’assistenza medica per timore del giudizio sociale.

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