Futuro

Avremo uva più resistente con l’editing genomico

Al Vinitaly di Verona, la Confederazione italiana degli agricoltori ha chiesto una normativa europea per l’editing genomico sulla vite. Una biotecnologia che aiuterebbe la pianta a resistere alle malattie e ai cambiamenti climatici, senza alterare il Dna
La 54esima edizione del Vinitaly, in corso a Verona.
La 54esima edizione del Vinitaly, in corso a Verona.
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12 aprile 2022 Aggiornato alle 15:00

L’Italia è il primo Paese produttore di vino al mondo: insieme a Spagna e Francia produce il 45% dei volumi globali e il 79% in Europa. Per questo motivo, eventi come Vinitaly rappresentano un importante momento di ritrovo per tutte le aziende vinicole, oltre che un’occasione per celebrare l’eccellenza del nostro vino certificata a livello mondiale.

Il 54° salone internazionale dei vini e distillati si terrà a Verona fino al 13 aprile. Dal 1967 contribuisce alla crescita del sistema vinicolo italiano, promuovendo la cultura del vino e valorizzando le aziende del settore, impegnandosi nel raccontare «i valori di ogni singola etichetta: il lavoro, i territori, le persone, la passione».

In occasione dell’apertura dell’edizione di quest’anno (il 10 aprile), il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli ha sottolineato l’importanza che riveste il salone: un’iniziativa «che è riuscita a interpretare e favorire la crescita di un grande prodotto italiano divenuto simbolo del made in Italy nel mondo», scrive il Mipaaf (Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali).

Ma la guerra in Ucraina, con tutte le sue conseguenze economiche, e i cambiamenti climatici sempre più allarmanti hanno colpito anche questo settore. C’è stato un calo nazionale della produzione di oltre il 10% rispetto al 2020. Ecco perché, secondo la Confederazione italiana agricoltori (Cia), intervenuta al Vinitaly, è necessaria una svolta innovativa: «una legge Ue per l’uso delle nuove tecniche di miglioramento genetico, strategiche nel rafforzare un settore che vuole rispettare l’impegno per la sostenibilità preso con il Green Deal Ue, ma anche tutelare la sua crescita e competitività».

Dunque, per la Confederazione è giunto il momento che venga istituita una normativa comunitaria capace di regolare il settore vinicolo sull’editing genomico, «in grado di garantire un taglio dei fitofarmaci [antiparassitari e altre sostanze usate per la cura delle malattie, ndr] fino al 70%». Questa pratica andrebbe a operare internamente al dna della pianta senza l’inserimento esterno di altre componenti, non alterando quindi la sua struttura genomica e assicurando la continuità delle caratteristiche dei prodotti.

Le nuove biotecnologie agrarie, infatti, al contrario di quanto si possa pensare, non portano a mutazioni o a Ogm: «Da qui - scrive la Confederazione - il riconoscimento del ruolo chiave del vivaismo nella filiera vitivinicola, in quanto ne gestisce il patrimonio genetico e rappresenta il ponte ideale tra ricerca scientifica e aziende agricole». «Di contro, però, mancano conoscenze solide su tecniche di incrocio per nuove varietà resistenti e la selezione clonale può condurre a risultati solo nel medio-lungo periodo», continua la Cia.

C’è già chi ha tentato di perseguire questa strada. Nel gennaio 2022 il viticoltore francese André Baniol aveva scritto una lettera al French Institute Vine and Wine e al France AgriMer (Ente Nazionale dei Prodotti Agricoli e Ittici) proprio riguardo l’editing genomico, illustrando come questo possa essere una carta vincente per la creazione di viti più resistenti alle malattie e ai cambiamenti climatici.

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