Diritti

Quelle persone disabili rimaste sole in Ucraina

Rifugi antiaerei inaccessibili, impossibilità di prendere treni e di reperire medicine, ospedali e cliniche bombardati: sono solo alcune delle difficoltà che affronta la comunità invisibile, che può contare solo sull’aiuto di volontari
Credit: tengyart
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6 aprile 2022 Aggiornato alle 19:00

Molte persone non hanno potuto scegliere di fuggire. Quando è iniziata la guerra in Ucraina, all’alba del 24 febbraio, alcuni hanno dovuto pensare all’incolumità di chi, per una disabilità intellettiva o fisica, rischierebbe di più la vita spostandosi in un rifugio anti-aereo, in un campo profughi, o lasciando il Paese. E preferisce, quindi, stare tra le pareti di casa propria.

Le testimonianze degli ucraini disabili rimasti in Ucraina sono numerose e sono state diffuse fin dal primo giorno di conflitto: sulla Cnn c’è la storia di Daryna Chuiska e sua figlia Vika, che soffre di paralisi cerebrale e asma. Hanno trascorso diversi giorni negli scantinati non molto distanti dal confine polacco, dove la bambina ha iniziato ad avere le convulsioni. L’obiettivo è raggiungere la Germania, dove una famiglia le ospiterà, ma non è facile trovare mezzi di trasporto: «I treni e gli autobus sono pieni di animali domestici, quindi è troppo pericoloso per lei. Le persone che ci assicurano un passaggio vogliono i soldi in anticipo e non ci fidiamo».

Su Time sono riportate le parole di Yuliia Sachuk, attivista per i diritti dei disabili e presidente dell’organizzazione no-profit ucraina che sostiene le persone con disabilità, Fight For Right: «Avevo la sensazione che in una situazione di guerra, la nostra comunità sarebbe stata tra le prime vittime. Abbiamo capito chiaramente che nessuno sarebbe venuto ad aiutarci nei nostri sforzi per sopravvivere». Per mesi, prima dello scoppio della guerra, Fight For Right si è coordinata con le autorità per sviluppare piani per aiutare le persone disabili a evacuare in sicurezza, ma nessun aiuto concreto è arrivato.

La VGO, una coalizione di 118 Ong locali che lottano per migliorare le politiche e il sostegno alle persone con disabilità intellettiva, è riuscita a raccogliere 20.000 euro in donazioni grazie alla collaborazione con un’altra Ong che si occupa delle stesse tematiche, Inclusion Europe. Ma non si può contare solo ed esclusivamente sui volontari e sulle donazioni.

Il coordinatore di Fight for Right, Avery Horne, ha spiegato alla rivista bimestrale Huck che «gli ucraini con disabilità vengono semplicemente lasciati indietro. È imperativo che qualsiasi aiuto umanitario o misura di emergenza sia inclusivo e riconosca gli specifici obblighi delle Nazioni Unite nei confronti delle persone con disabilità». Nel Paese, secondo la Ong European Disability Forum, ci sono 2,7 milioni di persone con disabilità. La ong Inclusion Europe stima che siano 261.000 quelle con disabilità intellettive che le rendono estremamente vulnerabili al conflitto. Secondo Inclusion Europe solo il 10% di coloro che riescono a fuggire sono profughi con disabilità. In Italia è stato siglato un accordo tra il Centro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità e la Protezione Civile per il sostegno e l’accoglienza delle persone che riescono a raggiungere il nostro Paese.

Come hanno denunciato varie organizzazioni per i diritti delle persone con disabilità, le forze armate russe avrebbero preso di mira istituti neurologici, ospedali oncologici, ospizi, scuole e cliniche per non vedenti. Le necessità delle comunità disabili sono diventate sempre più evidenti con il progredire dell’invasione, esacerbando problemi già esistenti prima del conflitto: in un rapporto del 2020 sui diritti della comunità disabile in Ucraina, la ONG paneuropea per i diritti umani del Consiglio d’Europa ha rilevato che le persone disabili sono spesso escluse dalla società a causa di stereotipi negativi e discriminazioni sul posto di lavoro. Decine di migliaia di persone con disabilità erano già escluse dalle loro comunità.

La guerra ha provocato quella che Yannis Vardakastanis, presidente dell’Alleanza internazionale per i disabili, raggiunto dall’agenzia Reuters, ha definito «una crisi umanitaria nella crisi». E, come ha scritto sulla pagina Facebook della Vgo Olga, volontaria e madre di un 13enne con disabilità, «la guerra ha rovinato tutto. In dieci anni lo avevamo tirato fuori dalle sue ansie, ora ci è ripiombato dentro».

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