Ambiente

Che (brutta) aria tira? Te lo dice lo smartphone

Non solo le app: anche il meteo preinstallato sul cellulare può allertarci sull’inquinamento atmosferico. Che, secondo l’Oms, causa 13 milioni di decessi l’anno
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5 aprile 2022 Aggiornato alle 17:00

Conosci la qualità dell’aria della tua città? Ti chiedi se sia il caso di portare tuo figlio al parco? O se sia effettivamente salutare andare a fare una corsa per le strade?

Ad aiutarti non ci sono solo app specifiche o siti specializzati che, oltre a fornire dati sulle condizioni meteorologiche, permettono di conoscere giorno per giorno la quantità di inquinamento atmosferico da Pm 2,5, Pm 10, monossido di carbonio, biossido di azoto, di zolfo e ozono, nelle aree in cui trascorriamo le nostre giornate. Questi dati vengono segnalati grazie a una specifica agenda colorata che descrive la situazione: da azzurro, che si riferisce a una qualità dell’aria “ottima”, passando per il verde “discreta”, fino al rosso acceso e fucsia “molto inquinata” e “pessima”.

Anche gli smartphone come iPhone, Samsung e altri mobile dispongono in autonomia di una funzionalità in grado di ricordare ogni giorno non solo la temperatura minima e massima prevista, la specifica condizione meteo che ci riguarderà ma anche, appunto, il livello di inquinamento atmosferico. Segnalando, come avviene sugli iPhone, le aree specifiche della tua città più o meno soggette a questo problema.

Perché è importante controllare la salute dell’aria, prima di fare attività fisica o passeggiare? L’inquinamento atmosferico è nel mirino dell’Organizzazione mondiale della sanità, che nei suoi report definisce questo problema come la più grande minaccia sanitaria dell’umanità. Nove persone su dieci respirano aria inquinata nel mondo. Un problema che causa, ogni anno, 13 milioni di decessi. Si tratta di 13 persone al minuto, ricorda l’Oms.

Ulteriori dati provengono dal nuovo report dell’Agenzia europea dell’Ambiente Stato della qualità dell’aria in Europa 2022, che ci propone un’istantanea non troppo rassicurante sulla condizione del Vecchio Continente nel 2020 (con dati provvisori anche per il 2021). Lo studio si è concentrato sui principali inquinanti atmosferici misurati in oltre 4.500 stazioni di monitoraggio di 37 Paesi europei.

Un quadro a tinte fosche in cui però si è attestato che le concentrazioni di biossido di azoto, generato soprattutto da radiatori a cherosene, stufe e radiatori a gas privi di scarico e dal fumo di tabacco, sono temporaneamente diminuite nel 2020 - come diretta conseguenza delle riduzioni del trasporto su strada, dovuto al primo lockdown - del 25% nelle principali città di Francia, Italia e Spagna. Raggiungendo un -70% nell’aprile 2020.

Tuttavia, ha sottolineato l’Agenzia, l’inquinamento atmosferico rimane una delle principali preoccupazioni per la salute degli europei.

L’Europa centro-orientale e la nostra Penisola in particolare registrano infatti le concentrazioni più elevate di particolato (PM 2,5 e PM 10) - prodotte da attività industriali, inceneritori, riscaldamento, traffico autoveicolare e usura di asfalto, pneumatici, freni e frizioni - e benzo[a]pirene (cancerogeno). Guardando nello specifico ai livelli di particolato 2,5, il 96% della popolazione delle città è esposta a una quantità di questo inquinante troppo elevata, guardando alle linee guida dell’Oms (5 µg/m3).

Lieve diminuzione dei livelli di ozono rispetto agli anni precedenti che, tuttavia, sono ancora troppo elevati, in particolare nell’Europa centrale e nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

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