Economia

Perché i talebani vietano la coltivazione dei papaveri

L’Afghanistan è il più grande produttore mondiale di oppio, ma per riaccreditarsi con la comunità internazionale il governo ha messo uno stop alla produzione. I contadini, però, rischiano la fame
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6 aprile 2022 Aggiornato alle 15:00

A due giorni dalla presa di Kabul, il 13 agosto 2021, il portavoce dei talebani Zabibullah Mujahid aveva dichiarato che l’Afghanistan non avrebbe più coltivato papaveri da oppio.

Quelle piante robuste, bisognose di poca acqua e perfette per l’arido clima afghano, compongono una delle poche realtà economiche del Paese in grado di produrre valore: nel 2017 le Nazioni Unite hanno stimato che la loro produzione valesse 1,4 miliardi di dollari. E, negli anni, non ha fatto altro che aumentare, così come gli agricoltori che si sono dedicati esclusivamente alla loro coltivazione, da cui deriva l’eroina. Nelle settimane scorse, quando era già nell’aria che i talebani avrebbero emanato il divieto, i prezzi erano più che raddoppiati.

Poi, domenica 3 aprile, l’annuncio ufficiale: «Secondo il decreto del leader supremo dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, tutti gli afgani sono informati che d’ora in poi la coltivazione del papavero è stata severamente vietata in tutto il Paese». Si legge così nell’ordinanza del leader supremo dei talebani Haibatullah Akhundzada.

A chi viola il divieto, il raccolto sarà «immediatamente distrutto e il trasgressore sarà trattato secondo la legge della Sharia»: si tratta della legge islamica a cui si ispirano i talebani, basata su un’interpretazione molto rigorosa del Corano. Compresi nell’ordinanza anche la produzione, l’uso e il trasporto di altri narcotici.

Il gruppo di fondamentalisti islamici, che ha preso il controllo del Paese ad agosto e da allora sta cercando di ottenere la legittimità dalla comunità internazionale, aveva già vietato la coltivazione del papavero nel 2000. Ma, all’epoca, la popolazione era insorta e i talebani avevano dovuto fare un passo indietro e avevano tassato pesantemente gli agricoltori che coltivavano il raccolto nelle aree sotto il loro controllo.

I papaveri da oppio rappresentano un mezzo di sostentamento davvero consistente per molte famiglie di contadini, anche provenienti da altri Paesi, come il Pakistan. Portano guadagni più rapidi ed elevati rispetto alle colture legali come il grano, e per questo motivo sono diventati un modo, per gli agricoltori del sud-est del Paese, per sopravvivere e superare la situazione economica disastrosa. 23 milioni di persone, secondo le Nazioni Unite, stanno affrontando una grave carenza di cibo. Antonio Guterres ha recentemente spiegato che alcuni afgani sono ricorsi alla «vendita dei loro figli e delle loro parti del corpo» per ottenere denaro per il cibo. E probabilmente non smetteranno di coltivare il papavero, incorrendo in dure repressioni.

Il riconoscimento internazionale formale che rincorrono i talebani vale più della vita di questi contadini: se ottenuto, potrebbe far revocare le sanzioni che stanno gravemente ostacolando le banche, le imprese e lo sviluppo del Paese. Dunque, ci sarà una nuova resistenza popolare? Secondo fonti talebane, sì, nonostante la coltivazione dei papaveri da oppio sia una fonte di reddito molto consistente per il gruppo islamico – secondo un report delle Nazioni Unite su Droga e Criminalità, a luglio 2021 il raccolto di oppio ammontava a 6.000 tonnellate, e i proventi annuali tra gli 1,8 e i 2,7 miliardi di dollari. Ma, ancora prima di prendere Kabul, i talebani avevano già deciso che avrebbero cessato la produzione nel Paese.

Stati Uniti e Nato, durante il controllo islamico ventennale dell’Afghanistan, avevano tentato di frenare la coltivazione dei papaveri pagando gli agricoltori per dedicarsi ad altre colture come il grano o lo zafferano. L’emittente locale Tolo News ha riferito che domenica, dopo l’annuncio del divieto, il vice primo ministro a interim Abdul Salam Hanafi ha esortato la comunità internazionale a cooperare con il Paese nel trattamento dei tossicodipendenti e a aiutare gli agricoltori a diversificare i loro affari. Funzionerà? I tentativi, in passato, sono stati vani e controproducenti.

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