Diritti

Sorpresa: l’istruzione superiore italiana è equa e inclusiva

Il nuovo report Eurydice sull’impegno dei Paesi Ue nell’ambito della giustizia sociale nel sistema universitario e di alta formazione non dà buoni risultati: solo il 42% degli obiettivi è stato centrato. Ma l’Italia svetta fra tutti
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
11 aprile 2022 Aggiornato alle 15:00

Eurydice è la rete europea di informazione sull’istruzione: con le sue 40 unità nazionali in 37 Paesi partecipanti al programma Erasmus+, studia l’organizzazione dei sistemi educativi europei.

Nel suo ultimo report, Towards equity and inclusion in higher education in Europe pubblicato il 29 marzo, ha analizzato i livelli di equità e inclusione nel sistema dell’istruzione superiore, sia nei 27 Paesi dell’Ue che negli stati di Albania, Bosnia-Erzegovina, Svizzera, Macedonia del Nord, Liechtenstein, Montenegro, Norvegia, Serbia e Turchia. L’obiettivo finale è quello di indirizzare i responsabili politici a apportare cambiamenti equi e positivi nel proprio sistema d’istruzione superiore (per l’Italia, nelle università e negli istituti di alta formazione).

Il metodo di analisi ha considerato i principi e le linee guida concordate dagli stati membri dello Spazio europeo dell’istruzione superiore (EHEA). 10 capitoli in totale, uno per ogni principio stilato.

Sommando i vari punteggi ottenuti dagli Stati relativamente a questi principi, il totale raggiunto è di 635 punti su 1.520. «Il risultato attuale - si legge nel report - indica che i sistemi europei hanno attuato quasi il 42% delle politiche richieste per rispettare gli impegni». C’è ancora molta strada da fare prima di potersi ritenere soddisfatti.

I risultati migliori provengono dall’Italia che, con 28 punti su 40, si è classificata prima tra tutti. In coda, Finlandia con 27 punti e a pari merito Estonia, Spagna, Francia, Malta e Svezia con 25. «Questi sono i Paesi dove attualmente ci sono le politiche sociali migliori nell’istruzione superiore», continua il report.

I principi in cui l’Italia ha raggiunto il massimo punteggio (4 su 4) sono “Flessibilità” (il secondo), “Formazione del personale e missione istituzionale” (il settimo), “Community Engagement” (il nono). Il peggiore, con zero punti, è stato “Dialogo sulle policies” (decimo).

Flessibilità. Secondo questo principio, le normative legali del Paese dovrebbero permettere agli istituti superiori di sviluppare strategie capaci di «adempiere alla propria responsabilità pubblica» relativamente all’accesso e al completamento degli studi, il tutto tenendo conto delle diverse necessità degli studenti. E se l’Italia raggiunge buoni risultati, lo stesso non si può dire del sud est europeo.

Formazione del personale e missione istituzionale. Questo punto focalizza l’attenzione sull’inclusività: «Le autorità pubbliche - recita il principio - dovrebbero aiutare gli istituti di istruzione superiore a rafforzare la loro capacità di risposta alle esigenze di un corpo studentesco e personale più diversificato, e a creare ambienti di apprendimento e culture istituzionali inclusive». Tra i criteri proposti: formazione sull’equità, sostegno finanziario e non da parte dell’autorità pubblica per la formazione, attenzione all’equità e all’inclusione. In questo campo solo l’Italia ha raggiunto tutti e 4 i punti totali.

Community engagement. Se prima si parlava di rafforzamento dell’inclusione, qui invece si fa riferimento alla promozione della diversità, dell’equità e dell’inclusione. L’Italia e la Svezia raggiungono buoni risultati ma, al contrario, la quasi totalità dei Paesi analizzati non prevede alcun supporto o attenzione al ruolo della community engagement nell’istruzione superiore. «Questo indicatore mostra che vi sono notevoli progressi da compiere», riporta il documento.

Infine arriviamo all’ultimo principio, quello dove l’Italia e molti altri hanno raggiunto i livelli più bassi: dialogo sulle policies «Quando non c’è stato alcun dialogo sull’attuazione dei principi e delle linee guida stabilite, il Paese è mostrato [sulla mappa] in rosso con 0 punti».

Dall’analisi finale di questo report emerge quindi come pochi sistemi di istruzione superiore abbiano adottato misure per sostenere la mobilità degli studenti provenienti da contesti vulnerabili, svantaggiati o sottorappresentati, nonostante l’importanza che i valori di equità e inclusione rappresentano (o dovrebbero rappresentare) nel contesto europeo dell’istruzione.

«Desideriamo che tutti i cittadini abbiano la possibilità di raggiungere i propri obiettivi, e i sistemi europei di istruzione superiore dovrebbero offrire tale opportunità», ha commentato Mariya Gabriel, Commissaria europea per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani.

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