Ambiente

Il Piano per trasformare i rifiuti in risorsa (e combattere i traffici illegali)

La riforma presentata dal MiTe per colmare i deficit territoriali di trattamento delle risorse arrivate a fine vita prevede importanti novità. Dal limite alla percentuale di materiale smaltibile in discarica agli interventi per il Sud
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
28 marzo 2022 Aggiornato alle 13:00

Allineare ai parametri europei il sistema italiano di riciclo, sistema di raccolta rifiuti e riduzione dei conferimenti in discarica. Grazie al nuovo Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti, una delle riforme di settore previste dal PNRR, realizzata con la collaborazione di Ispra e sottoposta a Valutazione Ambientale Strategica.

In ballo ci sono «investimenti e risorse che derivano da una visione strategica strettamente legata alle politiche europee in materia di economia circolare», ha commentato Laura D’Aprile, capo dipartimento per gli investimenti verdi del MiTE.

Al ministero sono arrivate 4.114 domande di finanziamento per la realizzazione di nuovi impianti per il trattamento e il riciclo dei rifiuti, l’ammodernamento di impianti esistenti e la realizzazione di progetti faro di economia circolare per un valore complessivo di 12 miliardi di euro. Dal Nord 1.474 domande (36%), per 4.4 miliardi di euro, dal Centro 780 (19%) il cui valore ammonta a 3.3 miliardi di euro e dal Sud 1.860 domande (45%), per 4.6 miliardi.

L’11 febbraio il valore delle domande provenienti dal Sud costituiva meno del 25% mentre oggi invece la percentuale è oltre il 40%, in linea con il vincolo di riparto siglato con l’Ue, che ha stabilito la percentuale delle risorse disponibili destinate a iniziative nelle regioni centro meridionali.

Il Programma Nazionale prevede che, entro il 2035, lo smaltimento in discarica dei rifiuti urbani non dovrà eccedere il 10% (oggi la quota è del 20%). Un traguardo importante, che si può raggiungere dotando l’Italia di una rete di impianti di recupero, che al momento manca soprattutto nella parte centro-meridionale della Penisola. Basti pensare il 70% degli impianti si trova al Nord.

Un problema che, come ha sottolineato il sottosegretario alla Transizione Ecologica Vannia Gava, non solo ci tiene lontani ai target europei ma alimenta il turismo dei rifiuti. «Il Programma – ha precisato Gava - definisce le linee guida strategiche cui le Regioni dovranno attenersi nell’elaborazione dei piani di gestione dei rifiuti per colmare il gap impiantistico nei vari territori».

«Avere una risorsa impiantistica – ha continuato Gava - vuol dire anche non avere circolazione su gomma e ulteriore inquinamento. L’applicazione del nuovo Piano eliminerà le inefficienze e le diseconomie, trasformerà veramente i rifiuti da problema e risorsa. Il ministero per la Transizione ecologica e, in particolare, i dipartimenti per lo sviluppo sostenibile e per il Pnrr metteranno a disposizione tutti gli strumenti possibili perché i progetti vengano valutati rapidamente e realizzati al più presto. Questa offerta dal Pnrr è una occasione storica che non possiamo permetterci di sprecare in lungaggini e burocrazia».

Entro il 30 giugno, quando verrà adottato, il Programma stabilirà le modalità con cui le Regioni dovranno indicare quali e quanti impianti realizzare per garantire il trattamento dei flussi di rifiuti considerati critici. Come rifiuti tessili ed elettrici, amianto ma anche rifiuti indifferenziati e rifiuti organici da raccolta differenziata, cioè le due frazioni per cui è maggiore il gap di gestione tra le Regioni settentrionali e quelle centro-meridionali.

Per quanto riguarda la frazione organica, la proposta di Programma prevede che l’autonomia debba essere raggiunta su base strettamente regionale. Una parte problematica che, secondo D’Aprile, va affrontata «nel luogo il più vicino possibile a quello di produzione. Infatti, la gestione localizzata minimizza, o quanto meno previene, fenomeni di illegalità che si concentrano soprattutto nel settore dei trasporti, nazionali e transfrontalieri».

«Le Regioni che alla data di entrata in vigore del Programma presentino una percentuale di smaltimento in discarica superiore al 10% dovranno aggiornare i propri piani, indicando come intendono raggiungere l’obiettivo europeo al 2035. La scelta del giusto mix di trattamento, in termini di dimensioni di bacino e dotazioni tecnologiche, includendo sia recupero energetico che recupero di materia, resterà in capo a loro», ha specificato il direttore generale per l’economia circolare del MiTE, Silvia Grandi.

Secondo D’Aprile, fondamentale rimane il tema del riciclo, una scelta sempre più strategica. «Dobbiamo massimizzare la nostra capacità di recuperare risorse dai rifiuti per costruire le nuove catene d’approvvigionamento che si rendono sempre più necessarie, come purtroppo ci sta dimostrando il conflitto in Ucraina».

«I benefici ambientali che derivano dalla corretta gestione dei rifiuti sono consistenti – ha dichiarato la responsabile del centro nazionale rifiuti di Ispra, Valeria Frittelloni – abbiamo calcolato una riduzione delle emissioni di CO2 che va dallo 0,4% all’1%. Un contributo importante al raggiungimento dell’obiettivo emissioni zero al 2050».

Leggi anche