Diritti

Se ai minori irregolari manca il pediatra di base

Secondo Emergency, in alcune Regioni italiane non è possibile registrare i figli dei cittadini stranieri irregolari al Servizio Sanitario Nazionale, creando così una disparità di cure. La Campania si è appena adeguata grazie a un codice identificativo temporaneo
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
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29 marzo 2022 Aggiornato alle 17:00

Nel 1989 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, per la tutela della crescita e dello sviluppo dei bambini e delle bambine. Tra i suoi principi fondamentali, il diritto alla vita del minore e all’assistenza medica senza alcuna distinzione sociale, culturale, etnica o religiosa.

L’Italia ha ratificato la Convenzione nel 1991 ma, come riporta Emergency, nel nostro Paese esistono ancora delle lacune al riguardo. Il diritto alla cura dei figli dei cittadini stranieri irregolari, infatti, non sempre viene garantito. Per questo motivo negli anni, l’associazione umanitaria si è battuta per sollecitare l’adozione di provvedimenti nazionali a tutela dei minori irregolari in Italia.

Secondo l’organizzazione, in alcune regioni non è possibile iscrivere questi bambini al Servizio Sanitario Nazionale, negando ai genitori la scelta del proprio pediatra. Spesso sono costretti a recarsi al pronto soccorso anche per casi non gravi (che quindi non richiederebbero un intervento simile), «aumentando così una disparità di accesso alle cure rispetto ai bambini italiani o ai figli di genitori con i documenti», scrive l’organizzazione.

In alternativa, è possibile ricorrere agli enti del terzo settore, come le associazioni di volontariato o di promozione sociale. Ma recentemente qualcosa si è mosso.

Dal 17 marzo in Campania, i figli fino a 14 anni di cittadini stranieri irregolari hanno diritto all’assegnazione di un pediatra di libera scelta, proprio come tutti i bambini nati in Italia: basterà solo recarsi all’anagrafe con il codice di identificazione “Straniero temporaneamente presente (STP)”.

Nella regione la cura di questi minori era già garantita gratuitamente dall’ambulatorio Emergency di Castel Volturno: non solo servizi pediatrici, ma anche un ambulatorio infermieristico e uno sportello di orientamento sociosanitario per i migranti e le persone in stato di bisogno.

«In questi anni l’ambulatorio ha offerto la disponibilità di un pediatra, chiedendo però alle istituzioni di sopperire a tale vuoto normativo e assistenziale nell’ambito pediatrico», ha spiegato Sergio Serraino, coordinatore dell’ambulatorio di Emergency del comune campano. Come lui stesso ha specificato, questo è un traguardo significativo ma temporaneo: una soluzione “tampone”, da dover sostituire (in fretta) con un provvedimento duraturo.

Anche Alessia Mancuso, coordinatrice dell’area legale di Emergency, si trova d’accordo. «Siamo soddisfatti ma si tratta comunque di misure parziali, che rendono ancora più urgente l’adozione di un provvedimento nazionale, capace di rendere la procedura uniforme tra le Regioni, e di assicurare a tutti i minori (europei e non) l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale e la garanzia dell’assegnazione di un pediatra di libera scelta», ha dichiarato.

Nonostante in Italia le cure urgenti ed essenziali siano sempre garantite, in alcune regioni viene fornita un’assistenza pediatrica più completa per i figli di cittadini irregolari. In Lombardia ed Emilia-Romagna, a esempio, la figura di un pediatra è garantita a tutti i minori anche se non in possesso del permesso di soggiorno. Nel Lazio, invece, i figli di genitori non appartenenti alla Unione Europea e non in regola, ma in possesso del proprio codice fiscale, possono iscriversi al servizio sanitario regionale e ottenere l’assegnazione del pediatra di libera scelta. Infine, il Veneto ha recentemente approvato un provvedimento che istituisce un servizio territoriale di pediatria di base aperto a tutti i minori irregolari, anche grazie all’impegno di Emergency al riguardo.

E se prima l’urgenza sanitaria pediatrica più importante riguardava il contagio da Covid-19, ora è la guerra in Ucraina a spaventare di più, le cui conseguenze sono già visibili con l’arrivo di numerosi bambini in fuga dal Paese, più che mai bisognosi di cure immediate, accessibili e gratuite.

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