Ambiente

Entro 5 anni avremo un sistema di allerta meteo planetario

Oggi ne beneficia solo un terzo della popolazione mondiale. Eppure, questa procedura permette di salvare vite umane e prevenire danni materiali. L’Onu ha deciso per un piano d’azione che garantirà una protezione per tutti
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
25 marzo 2022 Aggiornato alle 11:00

Dagli incendi in Australia, Siberia, Sardegna e California fino alle alluvioni tedesche e all’uragano Ida dello scorso anno, che ha originato una delle cinque tempeste più forti degli Stati Uniti occidentali.

Entro 5 anni la popolazione di tutto il globo potrà, finalmente, beneficiare di un valido strumento per proteggersi dalle pesantissime ripercussioni della crisi climatica.

La promessa arriva direttamente dall’Onu il cui segretario generale, António Guterres, ha fatto sapere di aver incaricato l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) di guidare lo sforzo e presentare un piano d’azione per raggiungere questo obiettivo alla prossima conferenza delle Nazioni Unite sul clima in Egitto, a novembre. Garantendo un sistema di protezione di allerta meteo preventiva a tutte le latitudini.

Sul piatto sono previsti investimenti per oltre 1,5 miliardi di dollari. Il denaro sarà raccolto da istituzioni come la Banca mondiale e il Green Climate Fund. Secondo gli esperti questo tipo di spesa si ripagherà in breve tempo. Per la Global Commission on Adaptation, un investimento di 800 milioni di dollari può comportare perdite evitate fino a 16 miliardi di dollari, cioè 20 volte l’esborso iniziale.

L’annuncio di Guterres è stato dato in occasione della Giornata mondiale della meteorologia, il 23 marzo, quest’anno intitolata Early Warning and Early Action (Allerta precoce e azione precoce).

Ad oggi, circa un terzo della popolazione mondiale, soprattutto nei Paesi meno sviluppati e nei piccoli stati insulari in via di sviluppo, non è ancora coperto da sistemi di allerta precoce.

In Africa, la situazione è ancora più grave: il 60% delle persone non ha protezione. Proprio qui, nella primavera del 2019 il ciclone Idai ha provocato la morte di circa 1.000 persone tra Mozambico, Malawi e Zimbabwe.

Negli ultimi 50 anni si è verificato in media ogni giorno un disastro meteorologico o legato all’acqua. E con il cambiamento climatico, questi eventi estremi legati al clima sono in aumento, di oltre cinque volte negli ultimi 50 anni.

«Il cambiamento climatico causato dall’uomo sta danneggiando ogni regione. Ogni incremento del riscaldamento globale aumenterà ulteriormente la frequenza e l’intensità degli eventi meteorologici estremi. Dobbiamo investire allo stesso modo in adattamento e resilienza. Questo include le informazioni che ci consentono di anticipare tempeste, ondate di calore, inondazioni e siccità», ha dichiarato il capo delle Nazioni Unite.

L’Omm cercherà di mettere in atto la tecnologia che comporterà il monitoraggio in tempo reale dell’atmosfera in modo che le persone in queste aree siano informate dell’arrivo di un’inondazione, un’ondata di caldo torrido o una tempesta. Fondamentalmente, i sistemi aiuteranno a informare governi e cittadini, predisponendosi a ricorrere ai ripari.

Ma che cosa sono i sistemi di allerta meteo? Rappresentano un insieme di procedure in grado di ridurre i rischi associati a fenomeni naturali particolarmente intensi. In Italia, sono gestiti dalla Protezione Civile e permettono di limitare danni a cose e persone su tutto il territorio nazionale.

Nel momento in cui sono attesi fenomeni meteo particolarmente intensi, la Protezione Civile ha la possibilità, se lo ritiene opportuno, di diramare un’allerta, garantendo una maggiore tutela di cittadini, infrastrutture ed edifici.

L’allerta viene diramata dai Centri Funzionali, nuclei operativi che si occupano dell’attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza dei fenomeni atmosferici così come del loro eventuale impatto sul territorio colpito.

I dati registrati dai Centri vengono poi confrontati con i limiti imposti dalla legge: a seconda della gravità, scatta un livello di allerta piuttosto che un altro. In caso di rischio, che può essere meteorologico o idrogeologico e idraulico, i Centri si occuperanno poi di diramare l’allerta a province, comuni e Prefetture, così da attuare tutte le operazioni necessarie per limitare i possibili danni.

E arriviamo, così, alla definizione della gravità dell’evento previsto rifacendoci ai colori del semaforo.

Verde si riferisce a quelle aree dove possono verificarsi localmente eventi di intensità ridotta (come caduta di fulmini o caduta massi). Gialla, invece, è l’allerta che riguarda criticità ordinarie facilmente affrontabili a livello locale, come l’allagamento di tunnel o la caduta di alberi. Arancione si inerisce a fenomeni moderati però con una portata ampia. Includendo dunque danni a centri abitati, edifici e attività produttive. Infine, l’allerta rossa, che inerisce a una situazione estrema, sia per gravità che per estensione.

Mai come in questo caso è utile ricordarsi l’adagio “meglio prevenire che curare”.

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