Economia

Le spese militari aumentano (e non è colpa della guerra in Ucraina)

Dopo l’impegno del governo a incrementare le risorse per la difesa italiana fino al 2% del Pil, facciamo il punto sui costi bellici nel mondo. Sempre più in crescita
Tempo di lettura 4 min lettura
21 marzo 2022 Aggiornato alle 17:00

Nell’ormai “lontano” ottobre 2019, durante la conferenza stampa congiunta di Donald Trump e Sergio Mattarella alla Casa Bianca, l’allora Presidente degli Stati Uniti non aveva risparmiato critiche al limitato budget italiano destinato alle spese militari. All’epoca era intorno all’1,15% del nostro Pil con poche possibilità di raggiungere entro il 2024 l’obiettivo del 2% sancito in ambito Nato. Due anni e mezzo dopo, con il ritiro delle truppe dall’Afghanistan e la guerra in Ucraina, l’auspicio di Mr Trump è diventato realtà. Mercoledì scorso la Camera ha infatti approvato un ordine del giorno collegato al cosiddetto “decreto Ucraina”, che impegna il governo ad aumentare la spesa miliare italiana fino al 2% del Pil - passerebbe dagli attuali 25 miliardi di euro annui a quasi 40 miliardi.

Gli stati membri della Nato, di cui l’Italia fa parte dal 1949, anno della sua creazione, sono tra i maggiori investitori in materiale bellico: secondo i dati del SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) sulle spese militari mondiali e sui trasferimenti internazionali di armi, tra i primi 15 Paesi per spesa militare, 6 sono membri dell’Alleanza Atlantica: Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Canada.

Questo gruppo da solo raggiunge il 50% della spesa globale. Un aumento tangibile se si mettono a confronto i numeri degli ultimi 10 anni: nel 2020 è stato del 2,6% rispetto all’anno prima e del 9,3% rispetto al 2011, per un totale di 1.981 miliardi di dollari. Dietro al “lamento” di Trump diretto al Presidente della Repubblica italiano, il primato degli Stati Uniti in termini di spesa, con oltre 766 miliardi di dollari e il 3.74% del GDP, al di sopra della mediana NATO (1,82% del Pil).

Come riportato nella pubblicazione “Le spese militari nel mondo dagli anni Sessanta” dell’Osservatorio Conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano, Russia e Ucraina compaiono più in alto degli Stati Uniti, spendendo rispettivamente 4,26 e 4,13% del Pil e rappresentando i primi 2 Paesi europei dell’elenco, occupando il decimo e undicesimo posto in classifica.

E l’Italia? Nel 2020 si è posizionata al 102° posto (1,17% del Pil), sotto la mediana Ue (1,6%) e tutti i Paesi del G7 tranne il Giappone. Gli autori della ricerca hanno evidenziato come dal 1960 l’andamento dei finanziamenti bellici nel mondo siano stati caratterizzati da alcune fasi che potrebbero aiutare a capire i risvolti negativi di un lungo conflitto in Ucraina, anche rispetto al futuro dell’industria della difesa: durante la Guerra Fredda e quella del Vietnam (negli anni Settanta, apice dei due conflitti), la spesa è rimasta vicino al 6% del Pil mondiale. Tra la fine degli anni Ottanta e la metà dei Novanta, il risultato del confronto tra URSS e Stati Uniti, ha fatto scendere rapidamente i costi dedicati agli armamenti, per poi rimanere relativamente stabile dalla seconda metà degli anni Novanta (circa il 2,5% del Pil). Nel 2020 il leggero aumento registrato è dovuto alla caduta del Pil mondiale connessa alla crisi Covid-19.

Se in occasione della sua visita a Washington nel 2019 Sergio Mattarella rispose a Trump che «l’Italia resta il quinto contributore Nato e il secondo in termini militari dopo gli Stati Uniti», il 16 marzo 2022, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha confermato l’intenzione del governo italiano a portare la spesa per la difesa al 2% Pil dando concretezza a quanto affermato alla Camera il 1° marzo scorso. L’aumento delle spese militari dovrebbe iniziare già dal 2023 gradualmente fino ad arrivare a quota 38 miliardi nel 2027-2028, andando sempre più verso l’idea che acquisire nuovi sistemi militari sia diventata una necessità, più che una spesa.

Leggi anche
Esteri
di Chiara Manetti 4 min lettura
esteri
di Maria Michela D'Alessandro 3 min lettura