Economia

La paura di aprire una bolletta

Per la prima volta ci ritroviamo faccia a faccia con il terrore di vedere “quanto ci porteranno via questo bimestre”. E poi, lo sai che il prezzo dell’energia elettrica dipende dal gas? E non c’è un perché!
Daniela Santaché
Daniela Santaché
Cristina Sivieri Tagliabue
Cristina Sivieri Tagliabue direttrice responsabile
Tempo di lettura 3 min lettura
19 marzo 2022 Aggiornato alle 07:00

Lo sapevi che il prezzo dell’energia elettrica è strettamente collegato al prezzo del gas? E che più si alza il gas, più si alza l’energia elettrica? E che anche se l’energia elettrica non è prodotta con il gas, anche se viene sviluppata grazie a energia pulita, a centrali eoliche, con il nucleare, il suo prezzo deriva dalle quotazioni del gas?

Quindi, per semplificare: più si alza il gas, grazie alla guerra o qualsiasi altra catastrofe, più si alza, automaticamente, l’elettricità. Non c’è verso di risparmiare. Ovunque ti guardi intorno, qualsiasi scelta tu faccia, sei fregatə. Perché? Perché è sempre stato così, e solo ieri il Premier Draghi ci ha mostrato che intende farci qualcosa. A Roma, ha cercato di creare un “fronte mediterraneo” sui prezzi con Spagna, Portogallo e Grecia per andare poi - il 25 marzo prossimo - insieme a Bruxelles e affrontare i francesi e i tedeschi affermando che occorre contemplare «un tetto europeo al prezzo del gas». E - finalmente - separare il prezzo del gas da quello dell’energia elettrica.

Alleluia! Ma non ci potevamo arrivare prima? Prima di ritrovarci a scegliere se abbassare il riscaldamento o rimandare la rata del mutuo?

Prima di assistere al triste spettacolo - come segnala Selvaggia Lucarelli - di Daniela Santanché con la sua Hermès da 6.000 euro che si lamenta di come sta la povera gente. Prima di chiedere un prestito a mamma e papà, oppure a tuo figlio o figlia, per pagare la bolletta dell’elettricità di febbraio.

Prima di rateizzare il debito con il fornitore di energia, con l’angoscia di non riuscire a pagarlo. Prima di vedere un parroco pubblicare l’iban della sua parrocchia chiedendo aiuto, perché l’Eni ha inviato una contabile di 2.700 euro e lui quegli euro non ce li ha. Prima che un ministro della transizione ecologica parlasse di truffa, e prima che la magistratura aprisse un fascicolo sul caro prezzi.

Prima che un insegnante scrivesse su Twitter che questo mese non riesce a pagare le bollette perché il nostro governo deve pagare le armi a un altro governo. Prima che la spesa militare fosse portata da 26 a 38 miliardi l’anno (il 2% del PIL) quando non c’è traccia di un qualcosa che plachi il caro bollette, o il costo delle accise. Prima di ascoltare imprenditori che stanno chiedendo un fido alle banche, perché non sono in grado di sostenere le spese di migliaia di euro mese.

Prima di leggere petizioni, prima di firmarle, prima di fare la pace con il concetto inevitabile di decrescita felice. Che in realtà, di freddo ora e di caldo poi, sarà infelice. Perché qui non si tratta neppure di scelte vintage, né di vegetarianesimo, di altro consumo o di scelte eccentriche o omeopatiche. Qui si tratta di bisogni basilari delle persone. Una casa, un tetto, un pasto caldo, un luogo dove proteggersi, anche in Italia, da questo inverno di tristezze che dura ormai da troppo tempo.