Diritti

Un papà che fa l’inserimento al nido cambia la società

Un padre femminista è un uomo che ogni giorno stringe una nuova alleanza: in famiglia, tra i sessi, nei bagni pubblici dove i fasciatoi sono sempre dalla parte delle mamme. “Riscriviamo le regole insieme”, suggerisce qui il creatore della pagina Ig Guida Senza Patente
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12 febbraio 2022 Aggiornato alle 08:00

Avete voglia di fare due passi con me?

Diamoci la mano e partiamo insieme in questo piccolo ma grande percorso nella mia vita. Uniamo insieme i puntini per dare organicità a un quadro che solo se lo vedi tutto insieme può avere un senso.

Che cosa hanno in comune la mia allergia per la parola “mammo”, la campagna per superare i colori e gli oggetti da “maschio” e “femmina”, quella per chiedere la presenza dei fasciatoi nei locali anche negli spazi neutro e non solo nei bagni delle donne?

Che cosa hanno in comune la mia emozione nel fare il terzo inserimento al nido per il mio bambino, le mie piccole battaglie per far cambiare gli avvisi nelle sale giochi degli ospedali che chiedono “alle mamme di riordinare i giochi dei propri bambini”, le richieste di allungare il congedo di paternità obbligatorio, di aprire i corsi mamma-bimbo dei consultori anche ai papà, di cambiare la narrazione della figura paterna e maschile nei media, nel cinema e nelle istituzioni?

Tante volte mi sono chiesto, guardando in maniera unitaria il nostro impegno social e quotidiano, se esistesse davvero un fil rouge tra tutte queste nostre iniziative, che spesso non sembrano legate tra loro. Ebbene sì, esiste. Ma la risposta non è così banale come si potrebbe pensare.

“Tu sei un papà che vuole vivere al meglio la propria paternità superando barriere, stereotipi e luoghi comuni anacronistici.”

È vero. Ma non è tutto qui. Per chi lo faccio? Per me? Per la mia famiglia? Per dare voce agli altri padri che ho conosciuto in strada, in rete e in questo percorso?

La verità è che racchiudere tutto con una battaglia dei nuovi papà sarebbe riduttivo. Perché se è vero che da un lato lo faccio in primis per non perdermi nessuna tappa e nessuna emozione del mio essere padre, non lo faccio solo per i papà, per i bambini. Lo faccio perché credo che sia giusto anche e soprattutto per le donne e per cambiare in meglio questa società.

Si può essere un papà femminista?

Si, io lo sono perché miro con l’esempio, l’impegno quotidiano e anche un pizzico di testimonianza “a definire e stabilire l’uguaglianza politica, economica, personale e sociale dei sessi. Il femminismo sostiene la posizione secondo cui le società debbano dare priorità a entrambi i sessi, e che siano trattati giustamente e in equal modo all’interno della società”.

Se leggo la definizione dal buon Wikipedia capisco che non cambierei una virgola.

Allora continuate a camminare con me in questo percorso. Diamoci la mano come si fa con i bambini che attraversano sulle strisce.

Che cosa c’entra tutto questo mio impegno con le domande sgradevoli alle donne nei colloqui di lavoro, con la disparità salariale, con le poche donne nei ruoli apicali e decisionali della società, con le 420.000 dimissioni del 2020 che riguardano i genitori, di cui nel 77% dei casi sono donne, con i giochi solo da donna, con gli sguardi ammirati del mondo quando un papà cambia un pannolino, fa l’inserimento del proprio bambino a scuola?

Nella mia testa ho unito tutti i puntini e ho ben chiara la radice di tutti questi problemi, e ce ne sono molti altri. È solo il mio parere sia chiaro, ma a ogni passo ne sono sempre più convinto. Tutti per me hanno la stessa radice riassumibile in pochi slogan: la maternità è un “problema” esclusivamente di donne, se in una coppia una persona deve rinunciare al lavoro “conviene” lo faccia la donna, tutta la cura e gestione dei figli ricade sulla donna. In estrema sintesi: la donna ha ancora un ruolo subalterno rispetto all’uomo.

Quando la donna diventa mamma questo problema si acuisce e grava ancora di più sulle donne tutta una serie di incombenze, penalizzazioni e discriminazioni che, se già un tempo non erano giustificabili, oggi lo sono ancora di più. Perché la società è cambiata, si è evoluta e proprio i diritti conquistati dalle donne ne reclamano molti altri.

Questo è il senso delle mie battaglie, questo è il senso del mio percorso in rete e nella vita: ristabilire uguaglianza tra i sessi, e sento che questo passa anche attraverso il coinvolgimento dei padri e degli uomini. È una nuova fase della storia in cui bisogna essere alleati ed è per questo che sono emozionato di poter scrivere in un nuovo giornale pensato, condotto e diretto da tutte donne che stimo.

E allora vorrei urlare a tutti i papà: impegniamoci e fregiamocene di chi resta ancorato al passato. Il futuro siamo noi. Perché un papà che si impegna, forse non lo sa ma sta già cambiando la società e non solo sta migliorando la condizione degli uomini, liberandoli da pregiudizi e stereotipi, ma sta facendo concretamente qualcosa per l’uguaglianza.

Perché se la maternità non sarà più un tema che riguarda solo le donne, forse le domande sgradevoli ai colloqui cesseranno. Se l’inserimento a scuola lo fanno anche i papà, magari dopo il periodo di maternità la mamma non dovrà chiedere altri permessi. E, quindi, non sarà costretta a dimettersi, perdere il lavoro e non sarà più vista come un “peso” per il datore di lavoro. Possiamo invertire la rotta e fermare questa emorragia.

Perché se un papà usa tutti gli strumenti legislativi e ne chiede di nuovi per stare accanto ai propri figli, forse un giorno la cambieremo tutti insieme questa società. Anche un fasciatoio in più negli spazi neutri cambia la società, anche un papà in più che fa l’inserimento cambia la società. Anche un cartello che si rivolge ai genitori e non più alle mamme cambia la società. Anche un bimbo che gioca con la bambola senza nessun tipo di pregiudizio cambia la società.

Questo è quello che vorrei fare. Cambiare il mio quotidiano, renderlo più ricco, ma cambiare anche la percezione dei papà nella società, degli uomini e delle donne nel mondo del lavoro. Ormai so che non solo più solo e quella che un giorno era solo una piccola ondina sta diventando sempre più uno tsunami inarrestabile. Che però non farà solo danni, ma modellerà e levigherà le cose per darle una forma nuova. Permetterà di ricostruire una società più giusta. In cui papà, mamma, donna, uomo, bambina e bambino possano essere tutti liberi di essere ciò che vogliono essere. Con le differenze e le peculiarità di ognuno. Ma con gli stessi diritti e doveri.