Diritti

Bugie e verità sui Foreign fighters in Ucraina

Dopo l’appello del presidente Zelensky ai combattenti da tutto il mondo, sarebbero più di 20.000 le persone accorse al fianco di Kyiv. Ma potrebbe essere solo propaganda (anche da parte dei russi)
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
15 marzo 2022 Aggiornato alle 21:00

C’è volontariato e volontariato. Quello richiesto dalle forze ucraine nella guerra che si sta protraendo dal 24 febbraio, in seguito all’invasione russa, possiamo definirlo di tipo militare.

È stato il presidente-capodellaresistenza-comico-attore ucraino Volodymyr Zelenskyy a lanciare un appello rivolto a chiunque volesse collaborare con i soldati di Kyiv: «A tutti gli stranieri che vogliono unirsi alla resistenza agli invasori russi e alla protezione della sicurezza mondiale, la leadership dell’Ucraina si offre di farli venire nel nostro Stato e unirsi ai ranghi delle Forze di difesa territoriale. Si sta formando un’unità separata formata dagli stranieri - la Legione Internazionale di Difesa Territoriale dell’Ucraina. Questa sarà una prova chiave del vostro sostegno al nostro Paese».

Così il sito “Fight for Ua”, online dal 5 marzo 2022, descrive i 7 step necessari a unirsi alla causa: rivolgersi all’Ambasciata dell’Ucraina nel proprio Paese, a un addetto alla Difesa o al Console, e presentare la domanda di persona, telefonicamente o via email; leggere attentamente cosa prevede l’equipaggiamento e i documenti necessari per partire; recarsi all’Ambasciata per un colloquio; presentare la domanda per arruolarsi per il servizio militare volontario su base contrattuale nelle forze armate dell’Ucraina, ottenere le istruzioni su come viaggiare in Ucraina e (consigliato) portare con sé le proprio attrezzature. Poi raggiungere il Paese e, infine, una volta arrivati al punto di raccolta, “contribuire a lottare contro gli invasori russi insieme ai combattenti di tutto il mondo e ai soldati ucraini”. Scorrendo in basso ci sono tutti i riferimenti delle ambasciate, dall’Albania all’Indonesia, dall’Olanda alla Città del Vaticano.

La media dell’età visitatori del sito, che sono circa 36.000 secondo i dati riportati sulla piattaforma, è di 32 anni.

Come spiega l’emittente televisiva Al Jazeera, molti funzionari europei hanno accolto favorevolmente l’appello e incoraggiato i cittadini a fare lo stesso: è il caso del parlamentare lettone Juris Jurašs e dell’ex ministro della Difesa georgiano Irakli Okruashvili, che si sono recati personalmente in Ucraina per combattere. Anche i funzionari di Canada, Regno Unito, Repubblica Ceca, Danimarca e Lettonia hanno incoraggiato i propri cittadini a recarsi al fronte.

Secondo le autorità ucraine sono circa 20.000 le persone che si sono unite alla resistenza, da 52 Paesi del mondo: il 31% dagli Stati Uniti, il 18% dal Regno Unito, 6,8% dalla Germania, 4,7% dal Canada e 2,8% dall’India. I restanti da Croazia, Israele, Lettonia, Danimarca, Olanda e Polonia.

Vista questa risposta, anche il presidente russo Vladimir Putin ha fatto lo stesso appello, con il ministro della Difesa Sergei Shoigu che parla di 16.000 volontari pronti a stare dalla parte di Mosca.

Potrebbe trattarsi di numeri gonfiati a hoc, da entrambe le parti, come strategia della guerra mediatica parallela al conflitto militare: ma quello che preoccupa è la partecipazione, in passato, di combattenti di estrema destra nella regione orientale del Donbass in Ucraina, sia da un lato che dall’altro.

Secondo gli esperti contattati da Al Jazeera, non ci sarebbero ancora prove certe di una partecipazione simile in questo conflitto. E ci si augura che la situazione rimanga invariata. Le autorità ucraine hanno insistito sul fatto che i richiedenti dovranno sottoporsi a una procedura di controllo, che include la prova di una fedina penale pulita. Ma alcuni potrebbero essere entrati in Ucraina senza seguire la procedura ufficiale.

Ma in quali Paesi è legale arruolarsi e partecipare ad azioni militari in un Paese straniero? Le leggi di Regno Unito e Canada vietano l’ingresso nel conflitto contro un Paese con cui non sono in guerra, la Repubblica Ceca ne ha approvata una che impedisce l’adesione a forze armate di un altro Stato. In Germania chiunque si unisca alla guerra viola il diritto internazionale e per questo motivo sarà perseguito. Anche l’Italia vieta l’arruolamento volontario per guerre in territori stranieri.

La ricercatrice Asya Metodieva, dell’Institute of International Relations di Praga, ha detto a Al Jazeera che si aspetta che «i combattenti stranieri che sostengono la lotta ucraina non saranno trattati nel modo in cui i governi hanno trattato i combattenti che si sono uniti allo Stato Islamico».

In Italia uno dei casi più famosi di reclutamento e combattimento in conflitti esteri è quello dei 5 attivisti piemontesi che sono partiti per il nord della Siria per lottare a fianco dei curdi dell’Unità di protezione popolare e dell’Unità di protezione delle donne. Le norme italiane che regolano queste attività fuori dal proprio Paese possono essere interpretate diversamente: la procura di Torino indagò i cinque perché soggetti potenzialmente pericolosi per la società, dopo l’addestramento ricevuto, l’utilizzo di armi pesanti e le loro posizioni politiche estremiste.

Tra questi “foreign fighter”, l’attivista Edgarda Marcucci, detta Eddi, che trascorse quasi un anno in Rojava, in Siria, tra il 2017 e il 2018. A settembre 2021 ha ricevuto il sì della Cassazione alla sorveglianza speciale nei suoi confronti. Una misura preventiva fatta di coprifuoco, divieto di allontanamento da Torino, se non previo avvertimento delle forze dell’ordine e divieto di permanenza in un luogo pubblico dopo le 18.

Neanche un anno dopo la sentenza, il 2 marzo il Consolato generale d’Ucraina a Milano aveva iniziato a raccogliere candidature di “aspiranti legionari”. Il post istituzionale è stato poi rimosso, per non scontrarsi con l’articolo 288 del codice penale, che recita: «Chiunque nel territorio dello Stato e senza approvazione del governo arruola o arma cittadini, perché militino al servizio o a favore dello straniero, è punito con la reclusione da 4 a 15 anni». Ora, al posto di quell’appello, c’è una raccolta fondi.

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