Ambiente

Gli squali schiacciano pisolini tra un pasto e l’altro

Una ricerca pubblicata dall’Università di Auckland svela che i pescecani sonnecchiano spesso, attivando una sorta di “risparmio energetico”. La scoperta potrebbe dimostrarsi utile per ricostruire la Storia evoluzionista del sonno e delle sue funzioni
Credit: Francisco Jesus Navarro Hernandez
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
14 marzo 2022 Aggiornato alle 13:00

Se il famigerato predatore della storica saga cinematografica The Shark, dopo aver attaccato il malcapitato surfista di turno, avesse schiacciato un pisolino, come avremmo reagito noi spettatori? Secondo una leggenda metropolitana, gli squali non dormono mai. Una credenza popolare curiosa, probabilmente a conferma dell’immaginario collettivo che descrive i pescecani come dei predatori famelici e perennemente in agguato.

Al contrario, un recente studio condotto da un gruppo di ricerca australiano, coordinato dall’Università di Auckland e pubblicato sulla rivista Biology Letters ha rivelato che gli squali si appisolano tra un pasto e l’altro, per recuperare le forze.

Al di là delle testimonianze dei subacquei, non vi erano sino a ora prove concrete in merito al sonno degli animali più feroci della fauna marina. Esaminando la giornata tipo di una particolare specie di squalo, quello notturno dal manto a scacchiera (Cephaloscyllium isabellum), lungo 1 metro, che popola le acque dell’Oceano Pacifico vicino ai litorali della Nuova Zelanda, il team di scienziati e scienziate è giunto a una scoperta interessante. Ha monitorato 7 esemplari, ciascuno confinato nel proprio acquario, registrando i livelli di ossigeno nell’acqua al fine di valutare la velocità con cui i diversi pesci vi attingessero e il sistema metabolico di ciascuno.

Dai dati raccolti emerge che i consumi di ossigeno raggiungono i livelli più elevati quando gli squali nuotano attivamente e invece scendono durante le fasi di riposo: potrebbe trattarsi quindi di un espediente per mantenere i livelli di ossigeno bassi. In quel lasso di tempo, che dura di norma almeno 5 minuti, i pesci rimangono immobili, in posizione orizzontale. Il tasso di assorbimento dell’ossigeno è in quei momenti 1/3 rispetto a quello registrato durante la fase vigile e la metà di quello calcolato nel riposo. Secondo il team sarebbe una sorta di “modalità di risparmio energetico”.

Dal momento che i vertebrati si sono evoluti e diversificati in rettili, uccelli e mammiferi, come riporta Science, anche le funzioni del sonno hanno seguito questa parabola evolutiva. Le fasi di un mammifero dormiente, per esempio, sono complesse e ben delineate (dormiveglia, fase rem, etc.), ma “la veglia è stata riscontrata anche in molti altri organismi, inclusi gli invertebrati: moscerini della frutta, vermi, meduse e idre”, afferma Amita Sehgal, neuroscienziata presso il Chronobiology and Sleep Institute della University of Pennsylvania: sembra quindi che non sia necessaria una vera attività cerebrale per innescare il sonno. Gli squali, a maggior ragione, potrebbero rivelare un modello alternativo di sonno.

Meno concordi si è in merito alle sue funzioni: alcuni scienziati ritengono che serva esclusivamente a risparmiare energie, altri che possa avere scopi non molto dissimili da quelli del sonno umano, come il consolidamento della memoria e l’eliminazione delle tossine dal sistema nervoso. Per esempio, pare che il pesce zebra, che vive in acque dolci, attraversi due fasi distinte del sonno. La ricerca è ancora agli albori sul tema, occorre aspettare.

Leggi anche
La mostra Enter The Plastocene
appuntamenti
di Caterina Tarquini 2 min lettura
Animali
di Redazione 3 min lettura