La Spagna contro gli influencer del junk food

I bambini, si sa, possono essere facilmente influenzati dalle pubblicità. Per questo motivo la Spagna si è attivata per regolamentare la sponsorizzazione del cibo spazzatura ai minori. Caramelle, cioccolato, biscotti, succhi e gelati: è una parte della lista degli alimenti tabù.
Il progetto vorrebbe vietare la commercializzazione di junk food in tv, in radio, sui social, sul web e al cinema durante tutta la fascia oraria dedicata ai bambini. Lunedì 7 marzo, esattamente 3 giorni dopo il World Obesity Day, il progetto è passato in udienza pubblica, così da permettere ai cittadini, entro la fine del mese, di esprimersi a riguardo.
Prima della pubblicazione, alla proposta è stata fatta una piccola aggiunta con la quale si vieterebbe la promozione del junk food ai bambini da parte delle celebrità. Inoltre, influencer, sportivi, personaggi della televisione e artisti sarebbero tutti invitati a partecipare alle campagne educative sulla corretta alimentazione.
La necessità di un intervento è nata dagli alti livelli di obesità infantile della Spagna, numeri che sono in aumento dal 1987 (anno in cui sono stati raccolti i primi dati). «Secondo i risultati dell’Indagine sanitaria nazionale spagnola del 2017 - si legge nella bozza del nuovo decreto - nella fascia di età 2-17 anni l’obesità colpisce più di un bambino su 10, con livelli simili per entrambi i sessi».
Nel Paese la pubblicità ai minori di cibi e bevande è regolata dal 2005 dal Codice Paos ma, come ha riportato il quotidiano El País, per il ministro dei consumi Alberto Garzón il codice risulta ormai insufficiente.
L’obesità infantile non è un problema solo in Spagna. Secondo la World Obesity Federation, in Italia il 9,9% dei bambini e l’8,8% delle bambine risultano sovrappeso. Okkio alla Salute, sistema di sorveglianza nazionale sull’obesità infantile, ha rilevato che nel 2019 «quasi un bambino su 2 non fa una colazione adeguata al mattino, uno su 4 beve quotidianamente bevande zuccherate o gassate e consuma frutta e verdura meno di una volta al giorno».
Guardando invece al contesto globale, il sito del World Obesity day conta 800 milioni di persone affette da obesità e stima che, entro il 2030, il tasso infantile possa aumentare del 60%, raggiungendo così quota 250 milioni di bambini. «Ecco perché chiediamo un intervento a livello locale, nazionale e globale», scrive il sito.
Dall’analisi di questi dati emerge più che mai l’urgenza di un’educazione alimentare tra i minori, non solo da parte dei genitori ma soprattutto all’interno delle scuole. In Spagna, in Italia e nel mondo.