Ambiente

Perché l’orso Juan Carrito è finito in riformatorio

Da sempre abituato a convivere con l’essere umano, l’esemplare di urside abruzzese è diventato “problematico” a causa delle sue incursioni nei centri abitati. Per questo, è stato trasferito nell’area faunistica di Palena
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12 marzo 2022 Aggiornato alle 21:00

Quanti nomi per un orso, quante sofferenze per una creatura che non trova il suo posto in un mondo di umani.

Quando era piccolo, lo chiamavano l’orso curioso. Poi, definizione adatta a quelli come lui, l’orso confidente. Adesso Juan Carrito è l’orso problematico. Talmente tanto, che dopo vari tentativi di spostarlo, di impedire i suoi continui avvicinamenti ai centri urbani, adesso hanno deciso di spedirlo “in riformatorio”: è stato trasferito dalla nota località turistica di Roccaraso (L’Aquila) dove ormai era di casa, all’area faunistica di Palena, in provincia di Chieti.

La storia di Juan Carrito, anche noto come M20 o Ganimede, è quella di una convivenza fra animali selvatici e uomo che non si riesce a sostenere. Nel parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise lo conoscono tutti, Juan Carrito.

È uno dei 4 figli di Amarena, orsa amata nel parco. Fin da piccolo questo plantigrado, abituato alla presenza dell’uomo, ha imparato a causa di tutte quelle attività antropiche che circondano i territori dove è nato, a cercare risorse - molte volte impropriamente offerte dagli abitanti - in quella zona d’Italia dove si tenta la complessa convivenza fra uomini e grandi mammiferi.

Attratto da bidoni con scarti di cibo rimasti aperti, da cantine da cui uscivano irresistibili profumi, da avanzi dell’uomo e altre bontà, Juan Carrito nel tempo si è spinto sempre oltre, perfino in una pasticceria. Così, con gli umani spaventati dalla presenza di questo animale, soprattutto per i potenziali danni ad allevamenti, case e attività, nel tempo si è reso necessario un suo allontanamento, a più riprese.

L’ultimo tentativo è stato mandarlo in letargo, magari lontano da quella Roccaraso meta turistica degli amanti della montagna e dello sci. Poco tempo fa, è stato catturato, anestetizzato e trasferito in un’area naturale isolata, nella speranza che l’orso potesse restare un po’ in letargo e per cercare di indurlo a modificare il proprio comportamento fortemente condizionato dal cibo antropico.

Poi, con tanto di tam tam mediatico, a metà dicembre è apparso un video in cui il cane di una donna interagiva con un orso su una strada di montagna: era Juan Carrito, il giovane plantigrado di due anni era tornato. Il suo isolamento durò appena una settimana e gli esperti, come Piero Genovesi ricercatore dell’Ispra, nel commentare l’episodio ricordarono che «se c’è un orso nelle vicinanze è fondamentale non avvicinarsi, così come in zone di orsi tenere sempre i cani in sicurezza soprattutto nelle ore notturne e se lo si incontra è bene allontanarsi, così come i cani dovrebbero essere sempre al guinzaglio».

Quell’incontro è stata una nuova prova dell’estrema confidenza dell’orso, sempre più dipendente dall’uomo e vicino alle nostre vite. Così, ancora una volta, si è deciso di stravolgere la sua di vita: adesso è stato catturato nuovamente e trasferito, ormai che le condizioni di indurlo al letargo con la fine dell’inverno sono sempre più improbabili, in una zona “riformatorio”, verrebbe da dire.

Nell’area di Palena sarà osservato e monitorato 24 ore al giorno grazie a un sistema di video sorveglianza con lo scopo di evitare ogni contatto con le persone, nella speranza (remota) che prima o poi impari la lezione pensata per lui. Si tratta di un trasferimento “temporaneo”, in attesa di avere le condizioni idonee sul campo per effettuare gli interventi programmati e tornare in natura, avvertono gli esperti.

Una soluzione che non convince però gli ambientalisti del Wwf che in una nota commentano: «Si è così deciso di catturare uno dei circa 60 orsi bruni marsicani rimasti al mondo e di portarlo temporaneamente, a quanto si legge nel parere Ispra, in un’area faunistica a dove sono già presenti tre femmine di orso di origine euro-asiatica. Nonostante il protocollo di gestione prevedesse un nuovo tentativo di cattura e rilascio in altro sito, gli enti competenti hanno deciso di procedere alla cattura e alla sua allocazione presso l’area faunistica a causa delle avverse condizioni meteo che non consentirebbero il rilascio in natura. Questa tappa, per quanto temporanea, rappresenta sicuramente segnale d’allarme per tutti coloro che hanno a cuore questa specie. Pur nella consapevolezza che la complessità della situazione non poteva avere soluzioni semplici, resta da chiedersi se è stato fatto veramente tutto per evitare un passaggio così triste».

Ringraziando comunque il lavoro di tutte le persone impegnate nella gestione dell’orso dai tanti nomi, il Wwf parla di mancanza «di quelle attività gestionali e di prevenzione che si sarebbero dovute svolgere nelle aree interessate dalla presenza dell’orso, a partire da Roccaraso, come i cassonetti anti-orso, il ripetuto abbandono di cibo in strada, il continuo rincorrere l’orso anche con cani a seguito… sono tutti comportamenti che da anni si raccomanda di evitare e che invece si sono ripetuti per mesi senza alcuna sanzione».

Per questo, chiedono che in futuro si lavori con più convinzione sulla prevenzione così come sulla repressione di quei comportamenti che mettono a rischio l’orso, ma anche l’uomo. Forse l’unica speranza per dare una svolta all’odissea di Juan Carrito, l’orso dipendente dall’uomo ma che l’uomo non riesce a gestire.

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