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Chi è più attivo nella lotta al cambiamento climatico?

Il rapporto del Women’s Forum registra una disparità anche ai vertici dei ministeri legati al climate change: in Italia al 78% sono maschi
Secondo un sondaggio del Women's Forum, le donne si impegnano di più a cambiare le proprie abitudini quotidiane per l'ambiente rispetto agli uomini
Secondo un sondaggio del Women's Forum, le donne si impegnano di più a cambiare le proprie abitudini quotidiane per l'ambiente rispetto agli uomini
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19 ottobre 2021 Aggiornato alle 12:49

Le donne sono più impegnate rispetto agli uomini nel contrastare il cambiamento climatico. Lo dimostra un sondaggio condotto dal Women’s Forum for the Economy and Society, che riunisce leader e personalità influenti e si fa interprete della voce delle donne sulle principali questioni sociali ed economiche mondiali.

Il barometro sull’equità di genere pubblicato a ottobre dal WF ha analizzato lo stato di disuguaglianza di genere in vari ambiti: business, cambiamento climatico, salute e tecnologia. Tra le 10mila persone intervistate nei Paesi del G20, le donne hanno cambiato più degli uomini il loro comportamento e le loro abitudini quotidiane per ridurre le emissioni di anidride carbonica attraverso il riciclo, l’acquisto di merci locali e la riduzione del consumo di acqua e carne. Rispetto al genere maschile, inoltre, le donne sono più facilmente motivate a ridurre l’impatto ambientale delle proprie azioni perché più interessate al miglioramento delle condizioni del pianeta e dei benefici che questo comporterebbe per le generazioni future. Gli uomini sarebbero, invece, più motivati dalle tasse relative al livello delle emissioni a cui sarebbero sottoposti.

Un altro dato interessante emerso dal Women’s Forum è che i funzionari a capo dei ministeri che si occupano dei cambiamenti climatici - energia, trasporti e ambiente - sono principalmente uomini: la percentuale è del 79% in Germania, seguita dalla’Italia al 78%, dalla Francia al 71% e dal Regno Unito al 61%.

Un altro rapporto pubblicato dal Women’s Forum a settembre ha sottolineato come le donne siano maggiormente colpite dalla crisi climatica, specialmente nelle aree più povere del mondo. Qui le donne costituiscono una parte molto importante della forza lavoro agricola: la combinazione di un forte coinvolgimento con l’agricoltura e le disuguaglianze strutturali, come l’essere escluse dai sistemi finanziari tradizionali, le rende intrinsecamente più vulnerabili ai disastri naturali e ai cambiamenti climatici. Le donne povere hanno 14 volte più probabilità di morire durante un disastro naturale e rappresentano circa l’ 80% dei rifugiati climatici.