Ambiente

2021: odissea nella CO2

Non solo pandemia. Lo scorso anno abbiamo prodotto la più grande quantità di gas climalterante mai registrata prima. Un aumento di oltre il 6% rispetto al 2020. Ma ci sono buone notizie per le rinnovabili
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10 marzo 2022 Aggiornato alle 11:52

In direzione opposta. Lo scorso novembre, i leader di tutto il mondo si confrontavano alla Cop26 di Glasgow decisi a trovare soluzioni efficaci per ridurre le emissioni climalteranti. Sarebbe dovuta essere la svolta nella lotta alla crisi climatica: adesso però, i nuovi dati diffusi dall’agenzia internazionale dell’energia (IEA), insieme alle prospettive legate all’invasione russa in Ucraina, sembrano indicare nuovi e preoccupanti scenari negativi che vanno nella direzione contraria a quanto necessario per salvare il Pianeta. Una speranza, però, arriva dalle rinnovabili.

L’umanità, nel 2021, ha infatti prodotto secondo l’ultimo report il più grande aumento di emissioni globali di CO2 mai registrato finora. Lo scorso anno le emissioni di anidride carbonica legate all’energia sono infatti aumentate del 6%, raggiungendo un record di 36,3 miliardi di tonnellate di CO2, come incremento è il livello più alto mai toccato.

Il motivo? Abbiamo bruciato sempre più carbone. Nella lunga strada verso la decarbonizzazione era previsto un picco dell’uso delle fonti fossili prima della discesa, ma i dati relativi al 2021, influenzati da pandemia e prezzi dei combustibili fossili, sono comunque allarmanti.

L’aumento delle emissioni globali di CO2 di oltre 2 miliardi di tonnellate è stato il più grande nella storia in termini assoluti”, si legge nel documento dell’IEA riportando l’uso diffuso del carbone per la ripresa della crisi post pandemia.

“La ripresa della domanda di energia nel 2021 è stata aggravata da condizioni meteorologiche avverse e dal mercato energetico - in particolare i picchi dei prezzi del gas naturale - che hanno portato a una maggiore combustione di carbone nonostante la produzione di energia rinnovabile abbia registrato la sua crescita più grande di sempre”, continua il report.

Buona parte di questo rimbalzo delle emissioni globali sopra i livelli pre-Covid è legato alla Cina dove le emissioni sono aumentate di 750 milioni di tonnellate tra il 2019 e il 2021. Solo nel 2021, le emissioni di CO2 della Cina sono aumentate di oltre 11,9 miliardi di tonnellate, rappresentando il 33% del totale globale.

Per la IEA, che ha parlato di ripresa “non sostenibile”, il mondo ora deve garantire che il rimbalzo globale delle emissioni nel 2021 sia stato un evento unico e che adesso si realizzi realmente una transizione energetica accelerata e basata su rinnovabili.

Entrando nel dettaglio dei combustibili fossili legato al rialzo delle emissioni il carbone ha rappresentato oltre il 40% della crescita complessiva delle emissioni globali di CO2 nel 2021, raggiungendo il massimo storico di 15,3 miliardi di tonnellate, mentre le emissioni di CO2 del gas naturale “sono rimbalzate ben al di sopra dei livelli del 2019 a 7,5 miliardi di tonnellate”. Infine, con 10,7 miliardi di tonnellate, le emissioni di CO2 del petrolio “sono rimaste significativamente al di sotto dei livelli pre-pandemia a causa della limitata ripresa dell’attività di trasporto globale nel 2021, principalmente nel settore dell’aviazione”.

L’Agenzia sottolinea però anche che le fonti di energia rinnovabile e l’energia nucleare hanno fornito una quota maggiore della produzione globale di elettricità rispetto al carbone nel 2021. Bene soprattutto eolico e solare, mentre invece la produzione idroelettrica è diminuita a causa degli effetti della siccità. Con l’aumento dei prezzi del gas e la crisi geopolitica mondiale, che include uno scenario in cui risalta la fragilità dell’energia nucleare vista l’esasperazione del conflitto fra Russia e Ucraina, rimane la preoccupazione per un futuro ancora troppo legato al fossile.

Resta però la speranza sia dei possibili sviluppi energetici legati alle rinnovabili, sia al fatto che la produzione economica globale nelle economie avanzate è tornata ai livelli pre-pandemia nel 2021, ma rispetto alla Cina in molti Paesi le emissioni di CO2 sono aumentate in modo meno marcato o diminuite rispetto a prima del Covid. Per esempio le emissioni di CO2 negli Stati Uniti nel 2021 sono state del 4% inferiori al livello del 2019, nell’Unione Europea erano inferiori del 2,4% e in Giappone sono diminuite del 3,7% nel 2020 e rimbalzate di meno dell’1% nel 2021.

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