Ambiente

La pupù artificiale può salvare l’ecosistema marino

L’oceano Indiano sarà presto protagonista di un esperimento per ricreare, a partire da scarti organici, i nutrienti degli escrementi dei cetacei. Sostanze che favoriscono la crescita del fitoplancton, indispensabile per la catena alimentare
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9 marzo 2022 Aggiornato alle 21:00

Finte feci di balena per dare speranza all’oceano malato. Tra qualche settimana nell’Oceano indiano inizierà un curioso esperimento di un team internazionale di scienziati e scienziate: ricopriranno zone dell’oceano con una sorta di pupù artificiale di balena. Lo scopo è comprendere se sarà possibile o meno riuscire a far rivivere alcune dinamiche fondamentali per gli ecosistemi marini i cui equilibri, soprattutto in passato, dipendevano proprio dagli escrementi dei grandi cetacei.

Il punto di partenza è che c’è sempre meno fitoplancton, l’insieme degli organismi che sono alla base delle catene alimentari degli oceani e al contempo favoriscono l’ossigeno e assorbono enormi quantitativi di CO2.

Più di quattro secoli fa, grazie a una importante presenza di balene, quando queste risalivano in superficie rilasciando i loro escrementi carichi di azoto e nutrienti si innescava automaticamente il processo che porta, grazie all’aiuto del sole, alla crescita di fitoplancton e da lì di zooplancton di cui si nutrono i cetacei e tantissime altre creature marine.

Un cerchio che funzionava ma che, con il solito zampino umano, è stato compromesso con la caccia alle balene. Oggi la presenza di questi meravigliosi mammiferi marini è infatti ridotta, ne restano solo il 5% rispetto a 400 anni fa e di conseguenza la presenza delle loro feci negli oceani è decisamente inferiore rispetto al passato. Con conseguenze sugli equilibri della catena alimentare.

Con l’aiuto del Woods Hole Oceanographic Institution nel Massachusetts e l’Institute of Maritime Studies di Goa, i ricercatori e le ricercatrici stanno provando a ricreare “biomassa marina” che possa replicare la funzione degli escrementi. In sostanza l’idea è quella di sfruttare scarti di produzione dell’industria del riso a Goa, fra cui bucce e altri elementi organici, da cuocere e mescolare con sostanze nutritive per ottenere una sorta di “cacca di balena artificiale”.

Una volta ottenuto questo composto - spiega Sir David King del Center for Climate Repair dell’Università di Cambridge, ex consigliere scientifico capo del governo del Regno Unito e oggi uno dei leader del progetto - verrà rilasciato in superficie nel Mar Arabico per vedere se in quelle zone crescerà fitoplancton. L’esperimento si svolgerà nelle prossime settimane e ci vorrà diverso tempo per comprenderne i potenziali benefici.

Se dovesse risultare un successo, però, i benefici potrebbero essere doppi: da una parte il ristoro per gli ecosistemi e dall’altra darebbe una mano importante contro la crisi climatica. Come ricorda King infatti «oltre al fatto che il fitoplancton fornirà cibo per i pesci, assorbirà anche anidride carbonica, quindi c’è un secondo potenziale guadagno che questo progetto potrebbe fornire al Pianeta».

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