Culture

A 50 metri da Maiorca c’è un relitto di 1.700 anni fa

Sul Guardian il racconto del recupero di un’imbarcazione romana, perfettamente conservata, poco lontano una delle spiagge più frequentate delle Baleari
La nave mercantile romana del IV secolo che trasportava centinaia di anfore è nella baia di Maiorca
La nave mercantile romana del IV secolo che trasportava centinaia di anfore è nella baia di Maiorca Credit: Jose A Moya/Arqueomallornauta - Consell de Mallorca, Universitat de Barcelona, ​​Universidad de Cádiz, Universitat de les Illes Balears
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
9 marzo 2022 Aggiornato alle 11:00

A soli due metri di profondità e a 50 metri dalla costa dell’isola spagnola di Maiorca, una nave mercantile giace immacolata. Ma i suoi tesori, tra cui anfore e oggetti risalenti al IV secolo d.C., stanno risalendo in superficie.

Il governo dell’isola, il Consell de Mallorca, ha avviato un’operazione di recupero del relitto di Ses Fontanelles che ha coinvolto tre università: Cadice, Barcellona e Baleari.

Per ora il bottino recuperato comprende 300 giare di terracotta - che recano ancora le iscrizioni commerciali dell’epoca -, una pentola da cucina, una lampada a olio, una scarpa di cuoio e il quarto (antenato di) trapano da falegname romano rinvenuto nella regione.

«È incredibilmente difficile – quasi impossibile – trovare anfore intere che portino iscrizioni, e che abbiano ancora i resti del loro contenuto. Lo stato di conservazione qui è semplicemente incredibile. E hai tutto questo in soli 2 metri d’acqua dove milioni di persone hanno nuotato», ha spiegato al britannico Guardian Darío Bernal-Casasola, archeologo dell’Università di Cadice. La spiaggia in questione, infatti, è una delle più frequentate dell’isola.

Secondo i ricercatori, l’imbarcazione che trasportava centinaia di anfore piene di vino, olive, olio e salsa di pesce, partita presumibilmente da Cartegena o Terragona, stava percorrendo la rotta dal sud-ovest della Spagna verso l’Italia: una tempesta deve averla inghiottita e, la sabbia del fondale, sepolta. Fino al mese scorso, quando il bottino è stato toccato e recuperato per la prima volta in quasi duemila anni, tutto era rimasto miracolosamente intatto.

«Questo è il genere di cose che ti capita una volta sola nella vita accademica» ha detto al Guardian Miguel Ángel Cau, archeologo dell’Università di Barcellona che ha partecipato alle operazioni di recupero che si sono svolte da novembre del 2021 a metà febbraio del 2022. «Le cose sono state così perfettamente conservate che abbiamo trovato pezzi di tessuto, una scarpa di pelle e una espadrillas». Nessuno, tra Cau e i suoi colleghi, si immaginava che le sabbie della baia avessero svolto un lavoro di conservazione di tale portata, isolando il relitto dall’ossigeno e preservandone anche i materiali organici.

La nave era emersa nel 2019, dopo che una tempesta estiva aveva smosso il fondale marino: lunga 12 metri e larga tra i 5 e i 6 metri, ora potrebbe essere recuperata e preservata insieme al suo carico. Il progetto Arqueomallornauta, intrapreso dal Consell de Mallorca dopo un intervento di emergenza e la creazione di un team formato da archeologi ed esperti marini, vuole spostare il relitto in un museo, affinché tutti i turisti possano goderne.

«Non si tratta solo di Maiorca, perché in tutto il Mediterraneo occidentale sono pochissimi i relitti con un carico così singolare», ha spiegato Jaume Cardell, capo dell’archeologia del Consell. Per Enrique García Riaza, storico dell’Università delle Isole Baleari, il ritrovamento evidenzia l’importanza commerciale e strategica dell’arcipelago delle Baleari durante l’Impero Romano: «Le isole non erano tagliate fuori, anzi, erano una tappa fondamentale sulle rotte dalla penisola iberica e dalla penisola italica».

E l’archeologo Casasola ne sottolinea anche la rilevanza in termini di architettura navale: «È importante perché ci sono pochissime barche antiche così ben conservate come questa: non esistono esemplari romani completi in Spagna». Per non parlare del legno, «talmente integro che potrebbe essere ancora battuto e modellato» secondo Cau.

Insomma, è tempo che la Ses Fontanelles condivida le sue ricchezze anche con chi abita sulla terraferma: dopo 1700 anni, è ora di attraccare.

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