Ambiente

Nel cibo per cani e gatti ci finiscono anche gli squali

Uno studio pubblicato su Frontiers in Marine Science fa luce sulla composizione delle pappe per i nostri quattrozampe. Grazie al Dna, i ricercatori hanno scovato la presenza di specie vulnerabili
Credit: Stoica Ionela
Tempo di lettura 3 min lettura
7 marzo 2022 Aggiornato alle 14:05

Potrebbe sorprendervi quello che si può trovare all’interno del cibo per cani e gatti. Perfino, dice una nuova ricerca scientifica, tracce di squali in via di estinzione. Mentre nuovi report puntando il dito sul preoccupante peso che ha l’Europa nel commercio di squali, essendo ormai responsabile di oltre il 45% di esportazioni verso l’Asia, una ricerca scientifica dell’Università Nazionale di Singapore si è concentrata sulla composizione del cibo per animali domestici che si può comunemente trovare in Asia (ma anche qui da noi).

Spesso sulle confezioni viene scritto che possono contenere tracce di “pesce”, a volte viene usata la dicitura “pesce di oceano”, o comunque etichette che non entrano nel dettaglio della composizione. I consumatori molte volte ignorano cosa ci sia nella pappa che i loro amici a quattro zampe mangeranno. Ecco perché un gruppo di ricercatori internazionali ha deciso di andare più a fondo, analizzando il Dna dei mangimi, e i risultati sono stati pubblicati su Frontiers in Marine Science.

Gli esperti hanno preso in esame 45 prodotti alimentari per animali domestici di 16 marchi diversi. Molti di questi utilizzavano appunto termini generici con riferimento a tracce di pesce nel contenuto, alcuni parlavano nel dettaglio di presenza di tonno o salmone e altri non hanno apportato nessuna dicitura. Di 144 campioni prelevati e sequenziati, un terzo (circa 45) conteneva Dna di squalo. Gli scienziati hanno trovato spesso tracce di squalo blu, di squalo seta e dell’esemplare pinna bianca del reef. Le ultime due sono specie elencate come “vulnerabili” nella Lista Rossa IUCN.

Non solo, sempre attraverso il Dna sono state trovate anche tracce di squali di barriera dei Caraibi, oppure dello squalo tigre della sabbia, specie anche queste considerate a rischio.

Come ci sono finiti nelle pappe per cani e gatti? L’ipotesi più probabile è che ci sia un collegamento con il mercato delle pinne. Le pinne di squalo, popolari in Asia per le zuppe, sono molte richieste: spesso, purtroppo, con la pratica del finning vengono tagliate dai predatori e, in molti casi, il corpo degli animali viene rigettato in mare, oppure considerato scarto. Proprio quello scarto potrebbe diventare carne con cui arricchire i mangimi. Il fatto che ci sia incertezza sulla composizione del cibo per animali, e che siano state trovate tracce di squali, porta alla necessità di chiedere una etichettatura degli ingredienti più dettagliata, sostengono gli esperti.

«La maggior parte dei proprietari di animali domestici sono probabilmente amanti della natura e pensiamo che molti di loro si allarmerebbero, se scoprissero di contribuire inconsapevolmente alla pesca eccessiva delle popolazioni di squali» hanno ricordato gli autori dello studio, sottolineando come il mercato dei cibi per animali può compromettere il futuro di questi pesci.

Le popolazioni di squali nel mondo sono già particolarmente sovrasfruttate, con un calo di oltre il 70% negli ultimi 50 anni di questi predatori apicali fondamentali per gli equilibri degli ecosistemi marini.

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