Ambiente

State of Climate Action 2023: i nostri sforzi climatici sono insufficienti

Gli sforzi per abbattere le emissioni possono ancora contenere il riscaldamento globale a +1,5° C, ma solo con un cambiamento radicale nell’azione climatica

Credit: EPA/ALEX PLAVEVSK
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17 novembre 2023 Aggiornato alle 15:00

Per evitare che la crisi climatica faccia danni sempre più grandi e più gravi dovremmo contenere l’aumento di temperatura (rispetto all’era pre-industriale) sotto gli 1,5 °C.

Purtroppo però, nonostante sappiamo come andrebbe contrastata l’emergenza, non stiamo facendo nemmeno lontanamente abbastanza.

Lo ha ribadito lo State of Climate Action 2023, il report pubblicato dal World Resources Institute che monitora i progressi nei vari settori della lotta alla crisi climatica e dà una tabella di marcia chiara su come colmare il divario nell’azione per il clima.

Secondo l’ultima edizione del report, uscita il 14 novembre, gli sforzi globali per limitare il riscaldamento globale stanno fallendo su tutta la linea: 41 dei 42 indicatori valutati non sono sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi al 2030 nei vari settori responsabili delle emissioni di gas serra (energia, edilizia, industria, trasporti, foreste e territorio, cibo, agricoltura, finanza climatica).

L’unico parametro su cui siamo in linea per contenere l’aumento di temperatura riguarda il mercato delle auto elettriche (nel 2022 sono state il 10% delle nuove auto vendute, rispetto all’1,6% del 2018).

In oltre la metà degli indicatori i progressi sono nella giusta direzione ma ancora insufficienti e lontani dalla realtà, mentre in sei indicatori addirittura stiamo andando nella direzione sbagliata.

Gli ambiti che necessitano di “un’inversione a u” sono quello dei trasporti, in particolare la riduzione dei viaggi in auto (dovrebbe calare del 40%, sta invece aumentando), l’agricoltura e la produzione di cibo (serve diminuire drasticamente lo spreco, che al contrario è in crescita), i sussidi alle fonti fossili, la perdita di mangrovie e la produzione di acciaio.

Ci sono poi, come detto, tutta una serie di ambiti in cui stiamo procedendo dalla parte giusta, ma ancora troppo piano.

Il tasso di deforestazione annuale e di emissioni legate all’agricoltura deve diminuire molto più velocemente.

Dobbiamo invece accelerare sulle rinnovabili. Gli impianti solari ed eolici stanno crescendo e oggi sono le opzioni più economiche per produrre energia in molti Paesi.

La capacità rinnovabile globale, per questo, aumenterà nel 2023 di quasi un terzo, il più grande salto mai registrato, eppure non basta, bisogna correre per fermare l’emergenza climatica.

Nel contempo, è necessario abbandonare il prima possibile i combustibili fossili: il phase-out dal carbone come fonte energetica dovrebbe procedere sette volte più rapidamente di adesso.

Progressi sono necessari anche sui regimi alimentari: dobbiamo passare a diete più sane e sostenibili otto volte più velocemente rispetto al ritmo attuale, riducendo il consumo pro capite di carne di mucche, capre e pecore a circa due porzioni a settimana o meno nelle regioni ad alto consumo (Americhe, Europa e Oceania) entro il 2030.

La crisi climatica è la più grande sfida del nostro tempo e avremmo tutti gli elementi per vincerla.

Continuando così, però, l’aumento di temperatura salirà ben oltre gli 1,5 °C, spianando la strada a scenari catastrofici per la nostra sopravvivenza.

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