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3 Podcast imperdibili

Un’indagine su un caso dimenticato per 50 anni; dettagli sconosciuti di storie vere e la battaglia per il suicidio medicalmente assistito raccontata da una paziente oncologica negli ultimi suoi mesi di vita
Credit: Lucas van Oort

In termini giornalistici, un’inchiesta è un’indagine, una ricerca diretta a ottenere un’esauriente quantità di dati relativi a un fatto o un fenomeno sospetto o poco chiaro. Ma un’inchiesta può essere (anche) molto di più.

Può essere il coraggio di andare a fondo in una storia e portarla alla luce, un’intervista che indaga i motivi che hanno portato a una determinata scelta e una verità che, dopo anni, viene finalmente a galla. Ed è proprio questo che accomuna i tre podcast di oggi: il coraggio di lottare per la verità, per i propri diritti e perché, finalmente, tutti possano venire a conoscenza di fatti che in caso contrario avrebbero continuato a rimanere nell’oblio.

Una mattina a Fiumicino, Michela Chimenti, Storytel

Un lavoro di indagine approfondito, un’inchiesta durata anni e che, oggi, vede la luce. Cosa è successo davvero durante l’attentato di Fiumicino il 17 dicembre 1973? E soprattutto, perché se ne sa così poco? Eppure si tratta di uno degli eventi più sanguinosi avvenuti in Italia, fino alla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. La differenza con quest’ultima, però, è che di Fiumicino, ancora oggi, vogliono parlare solo i parenti delle vittime (32 persone, di cui 6 italiani) e pochi altri.

Questa strage non ha nemmeno una commemorazione ufficiale. Ma perché un evento così terribile è finito nell’oblio? Ce lo spiega questo podcast, cercando di rimettere al proprio posto pezzi di puzzle rimasti nella scatola troppo a lungo.

Michela Chimenti, giornalista con un’importante carriera di produzione video alle spalle, nelle 7 puntate di Una mattina a Fiumicino (già disponibili su Storytel dallo scorso 14 novembre) ha avuto il coraggio di aprire il vaso di Pandora che per 50 anni è rimasto sigillato. Con lei, i parenti delle vittime che mai prima di oggi si erano esposti, i giornalisti e gli storici che hanno trattato in passato l’argomento. «Ho scoperto la vicenda per caso, tramite il libro Fiumicino, 17 dicembre 1973 di Giuseppetti e Lordi e mi sono subito accorta quanto poco si sapesse di questo attentato. Parlavo con amici, parenti, colleghi e nessuno ne era a conoscenza, c’è stato addirittura chi non credeva fosse realmente accaduto - racconta a La Svolta Michela Chimenti. - Così ho voluto approfondire cercando testimoni, parenti delle vittime, giornalisti, storici. Ho dato voce a chi prima di oggi non era mai riuscito a raccontare. All’interno di queste 7 puntate c’è molto di più di quell’attentato. C’è tutto il background dagli anni ‘60 a oggi, la storia del terrorismo palestinese, l’analisi politica nazionale e internazionale, fino a un altro attentato: quello del 27 dicembre 1985. Non è una risoluzione a un mistero, sia chiaro, ma un tentativo di raccontare cosa si cela dietro determinate scelte politiche del nostro e di altri Paesi».

Dee Giallo, Carlo Lucarelli, One Podcast

Di alcuni eventi sappiamo solo ciò che ci hanno detto i media e ciò che è apparso nei telegiornale. Di altri proprio non conosciamo l’esistenza e, infine, ci sono quelli di cui ignoriamo che possa esistere un’altra versione dei fatti, rispetto a quella nota.

In queste 20 nuove puntate settimanali di Dee Giallo, lo sceneggiatore e conduttore radiofonico Carlo Lucarelli, dà voce esattamente questo: la verità.

Racconti surreali, misteriosi e crudi racchiusi in un podcast pieno di snodi, colpi di scena e finali sorprendenti. Come quello della prima puntata, già disponibile su tutte le piattaforme streaming, in cui Lucarelli si sofferma su uno dei campioni più conosciuti al mondo: Muhammad Alì. Anziché parlare sui successi sul ring però, racconta di quando nel 1981 salvò la vita a un ragazzo che stava per togliersi la vita gettandosi dalla finestra a Los Angeles.

Lucarelli continua con l’Operazione Radium, mossa da alcuni partigiani nel 1943 che, per sfuggire ai tedeschi che stavano elaborando la loro bomba atomica, rubarono la radio dell’università di Bologna, fino ad arrivare al legame fra Cosa Nostra e il Padrino, per ripercorrere come Hollywood dovette mettersi d’accordo con la mafia di New York per girare un film che rappresenta la storia del cinema.

Il coraggio dell’autore risiede proprio qui: nella capacità di unire passato, presente e futuro per far emergere dettagli sconosciuti di storie note a livello nazionale e internazionale.

Disobbedisco - Sibilla Barbieri, l’ultimo viaggio per la libertà, Sibilla Barbieri, One Podcast

Una toccante intervista in nome dei diritti. Una storia dietro cui si cela la volontà di una donna alla quale, in Italia, lo scorso 31 ottobre, è stata negata la possibilità di morire come avrebbe voluto. Questo podcast, con le sue puntate settimanali, si pone come pietra miliare di un battaglia silenziosa che ogni giorno combattono molti malati terminali. Disponibile in streaming, dal 7 novembre per cinque appuntamenti in totale.

È luglio 2023 quando a Sibilla Barbieri viene comunicato che le sarebbero rimasti solo 3 mesi di vita. Di fronte a una diagnosi oncologica che sapeva di sentenza, per la quale i medici avevano smesso di provare e le cure palliative di funzionare, lei aveva una richiesta soltanto: morire tramite suicidio medicalmente assistito. La richiesta negata e la consapevolezza di non voler aspettare che la malattia le togliesse l’ultimo sospiro, la portano in Svizzera dove questo diritto è riconosciuto.

Ad agosto la giornalista Valentina Petrini comincia a frequentare quotidianamente la casa di Barbieri ed è lì che, insieme, decidono che la sua storia non sarebbe potuta finire così: doveva avere uno scopo.

Disobbedisco racconta gli ultimi tre mesi di vita di una persona che consapevolmente si prepara a lasciare il suo Paese per andare, poi, a lasciare questo mondo, il 31 ottobre, al fianco del figlio Vittorio e all’Associazione Luca Coscioni. È molto più di un’intervista, è la testimonianza di una lotta, una scelta personale che si fa politica per tutti coloro che si trovano in una situazione simile alla sua. Un’inchiesta per gli oltre mille malati terminali che, ogni anno in Italia, secondo i dati dell’Istat scelgono di suicidarsi nei modi più crudi possibili, non potendo avvalersi dell’eutanasia legale.

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