Diritti

Black FreeDay: per combattere le molestie “puntare al ribasso non conviene”

In vista del “venerdì nero” e del 25 novembre, ActionAid lancia una campagna contro il sottofinanziamento delle politiche di prevenzione alla violenza di genere e avverte: nel 2023 fondi tagliati del 70%
Credit: Pritam Laskar 
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
17 novembre 2023 Aggiornato alle 17:00

Prezzi stracciati, shopping sfrenato, corsa ai regali di Natale sottocosto: il venerdì “nero” di novembre sta per tornare con il suo carico di saldi. Quest’anno, però, avverte ActionAid, c’è uno sconto dedicato alle donne italiane che batte tutte le altre offerte: quello sui fondi per la prevenzione della violenza di genere nel corso dell’ultimo anno, al ribasso del 70% dagli oltre 17 milioni di euro del 2022 ai 5 milioni stanziati per il 2023.

La violenza di genere in Italia colpisce 1 donna su 3. Sono quasi 7 milioni le donne che nel corso della propria vita hanno subito una forma di violenza fisica. Più di 2 milioni hanno subito stalking. Milioni sono vittime di abusi psicologici o economici. E solo lo scorso anno il numero di femminicidi ha toccato la drammatica quota di 104. Eppure, “la prevenzione non è mai stata una priorità per nessun Governo” e i (pochi) finanziamenti dedicati si sono concentrati esclusivamente in alcuni, limitati, periodi.

Per questo, approfittando della quasi-coincidenza tra le date del Black Friday (che quest’anno cade il 24 novembre) e la Giornata per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne (25 novembre), ActionAid ha lanciato la campagna Black FreeDay, con l’obiettivo di “far esplodere le contraddizioni che riguardano il sottofinanziamento delle politiche di contrasto alla violenza in Italia” e chiedere al Governo “una strategia di prevenzione di medio e lungo periodo che agisca sulla diffusa cultura maschilista in Italia, che produce discriminazioni e violenza contro le bambine, le ragazze e le donne”.

Maxi-affissioni digitali, come quella inaugurata nel cuore di Roma dall’ambassador Claudia Gerini, spazi pubblicitari, strategia social alimentata anche dalle call to action di attiviste e creators: la campagna multicanale si svilupperà attorno a un messaggio semplice e diretto, eppure efficacissimo: “Per liberare le donne dalla violenza puntare al ribasso non conviene”.

Se guardiamo alla permanenza di stereotipi e credenze che danno vita alle disuguaglianze (e, quindi alla violenza di genere) la situazione italiana è preoccupante: il 61,58% della popolazione ha pregiudizi contro le donne e il 45% ha convinzioni che possono condurre a giustificare la violenza fisica, sessuale e psicologica da parte del partner, ha rivelato in giugno il Gender Social Norm Index delle Nazioni Unite. Lavorare sulla prevenzione è quindi assolutamente necessario. Peccato che, nonostante i fondi per combattere la violenza maschile contro le donne siano cresciuti negli ultimi anni, ben poche risorse siano state dedicati a questo (fondamentale) aspetto, e meno ancora agli interventi di educazione e sensibilizzazione per scardinare quelle norme e quei comportamenti sociali che producono e riproducono la violenza.

A dirlo è il report rilasciato proprio in occasione della campagna, Prevenzione sottocosto. La miopia della politica italiana nella lotta alla violenza maschile contro le donne, che analizzando l’allocazione dei fondi del sistema antiviolenza nazionale e i provvedimenti presentati sul tema ha cercato di valutare “l’effettivo impegno di Governo e Parlamento nello sradicare un fenomeno sistemico che ha luogo dentro e fuori le mura domestiche, e che colpisce donne di ogni età, nazionalità e classe sociale”.

Nei 10 anni che hanno seguito l’introduzione della “Legge sul femminicidio” (119/2013), i fondi antiviolenza hanno avuto una crescita importante, soprattutto tra il 2020 e il 2023: in questo periodo, infatti, lo Stato ha impegnato circa 248,8 milioni di euro, con un aumento del 67%. Di questi, però, solo il 12% (cioè 30,9 milioni di euro), sono stati destinati alla prevenzione. Alla prevenzione primaria, ovvero quelle attività di sensibilizzazione rivolte a tutta la popolazione per eliminare i fattori culturali che rappresentano un terreno fertile per la violenza, è stato destinato solo il 5,6% dei fondi antiviolenza 2020-2023.

«In 10 anni le risorse economiche stanziate per la “Legge sul femminicidio” per il sistema antiviolenza sono aumentate del 156%, ma il numero delle donne uccise da uomini in ambito familiare-affettivo non è diminuito, restando simile di anno in anno - ha spiegato Katia Scannavini, vicesegretaria generale ActionAid Italia - Questo dimostra come siano state inadeguate le politiche antiviolenza adottate, con una forte penalizzazione dei fondi destinati alla prevenzione, che nell’ultimo triennio sono stati solo il 12% del totale. Con la campagna Black FreeDay vogliamo chiedere al Governo e al Parlamento di costruire davvero un futuro libero dalla violenza per bambine e ragazze, perché senza fondi sufficienti e politiche mirate alla prevenzione si continuerà a intervenire sempre e solo in risposta alle violenze già subite dalle donne».

È significativo che dei 48 disegni o progetti di legge presentati nell’ultima legislatura, solo 13 prevedono una copertura finanziaria. Non solo: le risorse economiche sono state previste per promuovere l’indipendenza socioeconomica delle donne o per potenziare il sistema antiviolenza ma, eccetto per un Ddl in materia di molestie sui luoghi di lavoro, dice il report, “le disposizioni sulla prevenzione contenute nei progetti/disegni di legge non includono oneri per la finanza pubblica”.

La distribuzione delle risorse, conclude il rapporto, “continua a riflettere un approccio emergenziale e non strutturale al fenomeno. Pressoché assente, infatti, è una strategia di prevenzione di medio e lungo periodo che agisca sulla diffusa cultura patriarcale e maschilista del Paese, che produce discriminazioni e violenza contro bambine, ragazze e donne. Il cambiamento culturale tanto invocato dalle forze politiche della vecchia e della nuova legislatura non è attuabile a costo zero per le casse dello Stato”.

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