Bambini

I bambini neri hanno 3 volte più probabilità di morire

A dirlo è un’analisi dei tassi di mortalità infantile nel Regno Unito. Ma da anni anche molti studi condotti negli Stati Uniti mostrano che bias e razzismo influenzano il numero dei decessi di madri e figli bipoc
Credit: Bailey Torres
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
18 novembre 2023 Aggiornato alle 11:00

Secondo un’analisi dei dati della mortalità infantile, i bambini bipoc britannici hanno 3 volte più probabilità di morire rispetto ai bambini bianchi.

Il tasso di mortalità dei bambini bianchi, spiega il Guardian, è rimasto stabile dal 2020 ed è pari a circa 3 su 1.000 nati vivi. Quello dei bambini bipoc, invece, è aumentato da poco meno di 6 a quasi 9 su 1.000, secondo il National Child Mortality Database, che raccoglie dati standardizzati sulle circostanze della morte dei più piccoli. Anche la mortalità dei bambini asiatici britannici è aumentata, salendo del 17%.

I dati mostrano che la mortalità infantile complessiva è salita tra il 2022 e il 2023, con un aumento delle disuguaglianze tra aree ricche e povere e comunità bianche e bipoc: i tassi di mortalità infantile nei quartieri più poveri, infatti, sono aumentati e ora sono il doppio di quelli nelle aree più ricche, dove invece sono diminuiti. Non solo: i numeri mostrano che tra gennaio e aprile 2023 sono morti 50 bambini neri in più rispetto all’anno precedente.

Il tasso di mortalità dei bambini tra 0 e 17 anni è ora al livello più alto dal 2019, quando il database è stato lanciato. Gli aumenti più significativi sono stati registrati tra i piccoli di età compresa tra 15 e 17 anni e tra quelli di età inferiore a 1 anno, anche se in questa fascia di età, i decessi sono legati soprattutto a nascite premature.

Karen Luyt, responsabile del programma per il database e professoressa di medicina neonatale all’Università di Bristol, ha spiegato al Guardian che molte donne nere e appartenenti a minoranze etniche non registrano le loro gravidanze abbastanza presto e che il sistema non riesce a raggiungerle tempestivamente. «C’è un elemento di razzismo e c’è una barriera linguistica. Le donne appartenenti a minoranze spesso non si sentono benvenute. C’è incompetenza culturale e i nostri team clinici non hanno le competenze per comprendere culture diverse».

Ma bias e razzismo nei confronti delle partorienti bipoc e i rischi per i loro figli non sono un’esclusiva del Regno Unito. Secondo uno studio pubblicato a marzo 2023, a esempio, negli Usa il tasso di Suds – un’ampia classificazione di decessi che include la sindrome della morte improvvisa del lattante, nota come Sids, insieme al soffocamento accidentale e allo strangolamento a letto e ad altre cause sconosciute – per i bambini bianchi è sceso al livello più basso dal 2017, mentre per i bambini neri quello del 2020 è stato il più alto da allora. Secondo lo studio, tassi che erano già circa due volte più alti per i bambini neri nel 2017 sono aumentati fino a quasi tre volte.

E già nel 2020 un altro studio rilevava “la disparità razziale inaccettabilmente elevata nella mortalità infantile. Negli Stati Uniti, si è verificato un calo della mortalità infantile, ma si osserva che i bambini neri hanno un tasso di mortalità infantile circa 2,1 volte superiore a quello dei bambini bianchi. I neonati neri hanno una probabilità 3,8 volte maggiore di morire per complicazioni legate al basso peso alla nascita e le madri nere hanno maggiori probabilità rispetto alle madri bianche di ricevere cure prenatali tardive o assenti”. Durante la gravidanza l’ambiente sanitario della madre, continua lo studio, influisce sull’esito della gestazione e sulla salute del bambino. Soprattutto se a prendersi cura della donna è un medico bianco: quando i neonati neri sono assistiti da medici neri, infatti, il rischio di mortalità è dimezzato, dice uno studio.

Negli Usa, che hanno il triste primato di essere il Paese ad alto reddito dove partorire è più rischioso, anche le madri nere sono più a rischio, con un tasso di mortalità 2,6 volte superiore a quello delle donne bianche (69,9 contro 26.6): i neri costituiscono circa il 14% della popolazione degli Stati Uniti, ma il 30% delle morti materne è tra donne nere. Anche il tasso di mortalità delle madri ispaniche ha superato quello delle donne bianche (28 contro 26,6), ed è raddoppiato in soli 3 anni.

Un rapporto dello stato di New York del 2018 sui decessi associati alla gravidanza ha rilevato che la discriminazione - che si traduce nella svalutazione delle preoccupazioni della paziente a causa di razza, sesso o peso o procedure diagnostiche ritardate perché una paziente era incinta - era una circostanza probabile o certa alla base di quasi la metà dei decessi correlati alla gravidanza.

Essere nera, aveva rivelato nel 2019 il sondaggio Giving Voice to Mothers esponeva anche a un maggior rischio di violenza ostetrica: i maltrattamenti subiti dalle donne, infatti, erano “caratterizzati da marcate disparità razziali” e li aveva subiti 1 donna bipoc su 3, contro il 25% delle donne bianche. Indipendentemente dalla madre, anche avere un partner nero aumentava le segnalazioni di maltrattamenti.

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