Diritti

Chi sta dalla parte di Putin in Italia?

Il conflitto in Ucraina ha portato tanti a schierarsi contro la Russia e a prendere posizione a favore dell’espansione della Nato. Ma ci sono anche voci diverse, tra leader “No Green Pass”, politici, giuristi e qualche giornalista
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2 marzo 2022 Aggiornato alle 21:00

In principio c’era Matteo Salvini, leader della Lega, sorridente in Piazza Rossa a Mosca che mostrava una maglietta con la faccia di Vladimir Putin. Poi l’inchiesta sui fondi russi al Carroccio, il cosiddetto “caso Moscopoli”, in cui i media L’Espresso e Buzzfeed avrebbero svelato i dettagli di un incontro avvenuto il 18 ottobre 2018 all’hotel Metropol di Mosca tra Gianluca Savoini, amico e collaboratore di Matteo Salvini, e altri personaggi italiani e russi per discutere di finanziamenti alla Lega: da lì partì l’inchiesta della procura di Milano e il caso politico che coinvolse anche il vicepresidente del Consiglio.

Ma questa è un’altra storia, direbbe qualcuno. Perché da quando Vladimir Putin ha dato l’ordine alle truppe russe di “liberare” le Repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk, secondo la Russia invase dal 2014 dagli ucraini, leader politici e non si sono schierati dalla parte del presidente russo, alcuni per convenienza, altri per faciloneria. Rispolverando vecchi e nuovi slogan.

Ripartiamo da Salvini: nel suo primo intervento parlamentare dall’inizio della guerra, il leader della Lega ha parlato di “spalancare le porte ai profughi”, e di essere “pronto ad andare in Ucraina come combattente per la pace”. Senza mai condannare esplicitamente Putin.

Per quello, non ci ha pensato neanche Ugo Mattei, il giurista che solo qualche mese fa guidava i “No Green Pass”: «No, Putin non è Hitler. Non penso nemmeno che sia pazzo. Semplicemente fa l’interesse della Russia e del suo popolo», ha detto. Tenendo a precisare di voler rifiutare “la logica dei buoni e dei cattivi”, «non dimentico che Putin è stato messo lì dagli americani, e che poi è sfuggito di mano. Non è un sanguinario, non bombarderà i civili, né userà il nucleare. Sono totalmente contrario all’invio di armi da parte del nostro governo all’Ucraina». Mentre il governo di Kyiv rivela che i civili morti siano almeno 2.000, Mosca non fornisce alcun bilancio: solo il 28 febbraio, per la prima volta, la Russia ha ammesso che ci sono stati morti e feriti tra i suoi militari impegnati nella guerra in Ucraina.

Le posizioni dei politici italiani continuano tra ex Grillini: secondo Pino Cabras, analista finanziario cacciato dal M5S «è in corso una mutazione radicale dell’Unione europea, che accetta la militarizzazione. Va trovata una soluzione che metta d’accordo tutte le componenti e che faccia scemare le tensioni che si sono accumulate in quell’area. L’Ucraina sia neutrale». Per un altro leader “No Green Pass”, il filosofo Diego Fusaro, Volodymyr Zelenskiy starebbe mandando al massacro il proprio popolo. C’è poi anche Sara Reginella, regista e autrice del libro Donbass, la guerra fantasma nel cuore dell’Europa, che dice «la popolazione del Donbass sta dalla parte dell’antifascismo, sembrano tutti impazziti con queste presunte invasioni. In Ucraina c’è stato un cambio di governo che da una parte del mondo è stato letto come una rivoluzione democratica, dall’altra parte del mondo come un golpe fatto con una manovalanza nazista», ha dichiarato durante un’intervista a RaiNews24.

E infine il nodo, intricato, della Nato, e le polemiche nei confronti dei giornalisti che si sono espressi contro l’espansione di questi anni, diverso dallo schierarsi a favore di Putin. È successo a Barbara Spinelli, giornalista de Il Fatto Quotidiano, che in una analisi ha sottolineato come «il disastro poteva forse essere evitato, se Stati Uniti e Ue non avessero dato costantemente prova di cecità, sordità, e di una immensa incapacità di autocritica e di memoria». Nell’articolo, però, non venivano lodate le “scelte di guerra” di Putin: è stata accusata da politici e colleghi di “giustificare” il conflitto armato, così come è successo a Marc Innaro, corrispondente Rai da Mosca da anni.

Il “contenzioso” qui è partito dopo un collegamento dalla capitale russa in cui il giornalista ha affermato: «Gli europei scontano una totale assenza di memoria storica e di comprensione delle dinamiche più profonde che ha subito la Russia nell’ultimo secolo e negli ultimi 30 anni. Basta guardare la cartina geografica per rendersi conto che chi si è allargato (negli ultimi 30 anni) non è stata la Russia ma la Nato». Nonostante la replica del direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, che ha denunciato la violazione dei trattati internazionali e sottolineato che «qui c’è un aggressore, cioè Putin, e una vittima, Zelenskiy e il popolo ucraino», Innaro è stato attaccato per aver “usato” l’espansione della Nato – da quando è crollata l’Unione Sovietica, 14 Paesi sono entrati a far parte dell’Alleanza Atlantica. Non una giustificazione di una guerra, ma comunque un fatto.

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