Città

Performance ambientali: pochi comuni fanno progressi verso il futuro

Bene Trento, Mantova e Pordenone. Male Roma, Palermo e anche Milano scende in classifica. La fotografia del nuovo report Ecosistema urbano 2023 di Legambiente
Credit: Trento.info  

Tempo di lettura 5 min lettura
24 ottobre 2023 Aggiornato alle 08:00

Siamo un popolo di automobilisti, poco incline al cambiamento e ancora lontano dal vivere quella mobilità sostenibile che caratterizza altri Paesi d’Europa.

Ma siamo anche un popolo di spreconi, in termini di perdite d’acqua, mentre invece risultiamo sempre più bravi nel fare la raccolta differenziata.

L’Italia, come fotografa il nuovo report Ecosistema Urbano di Legambiente, giunto alla trentesima edizione, negli ultimi 30 anni ha visto una crescita lenta e altalenante a livello di mobilità sostenibile e lo Stivale è ancora alle prese con problemi cronici, dal traffico allo smog, ai trasporti fino a un costante utilizzo dell’auto come mezzo principale per spostarsi.

Dall’analisi realizzata su 105 città capoluogo emerge una media fra le più alte d’Europa: 66,6 auto ogni 100 abitanti.

In alcuni capoluoghi la media sale addirittura a 70 e siamo ancora a livelli superiori rispetto al 2004, quasi vent’anni fa, in cui si arrivava a circa 60 vetture ogni 100 abitanti.

Se poi si osservano le dieci principali città metropolitane, dove però esiste anche una rete di servizi di mobilità pubblica maggiore, il dato medio scende a 59, cifra che è comunque in netto aumento rispetto a 8 anni fa per esempio a Napoli, Catania e Palermo.

Meglio Milano e Torino, dove il parco auto è in calo: il tasso di motorizzazione è calato rispettivamente dell’1% e dell’1,6% in città dove crescono le piste ciclabili, l’offerta di trasporto pubblico e le isole pedonali.

Proprio le piste ciclabili sono passate da una media di 0,16m equivalenti ogni 100 abitanti nel ‘98 a una media di 10,59m equivalenti ogni 100 abitanti nel 2022, un dato positivo così come quello relativo all’aumento della percentuale di raccolta differenziata (si è passati dal 4,4% in media del 1994 al 62,7% nel 2022).

In questo contesto va poi sottolineato come, consumando di più, produciamo anche più rifiuti: la produzione complessiva di rifiuti è passata da una media pro capite di 455 kg/anno del 1994 a 516 kg/anno nel 2022.

In generale ci sono ottimi risultati relativi alla differenziata che era una pratica assente in 14 dei 76 capoluoghi esaminati nel 1994.

Oggi l’obiettivo di legge del 65% fissato per il 2012 è stato raggiunto da 57 città. A livello medio di uso globale del trasporto pubblico si intravedono invece cifre negative: è passato da 97 viaggi pro capite all’anno nel 1995 ai 65 viaggi pro capite all’anno nel 2022.

Il rapporto stila poi una classifica delle performance ambientali più importanti a livello di capoluoghi: al primo posto c’è Trento, seguita da Mantova e Pordenone.

Bene, al settimo posto, anche Cosenza, prima città del Sud.

Roma è invece solo 89esima, mentre agli ultimi posti si trovano Caltanissetta (103), Catania e Palermo (entrambe 105).

Milano, che nell’ultima edizione era al 38° posto, scivola al 42°, mentre Firenze slitta 53esima e Genova al 58esimo posto.

Infine, mentre nelle classifiche calano città storiche (per sostenibilità) come Bolzano e cresce invece La Spezia (al sesto posto), da segnalare un problema che riguarda tantissime realtà italiane: le perdite idriche.

In media solo il 36,2% dell’acqua potabile raggiunge i rubinetti.

Si va dalle bassissime (9,4%) perdite di Pavia allo spreco di 67,7% di Massa.

Nel 2022 sono risultati invece solo 23 i capoluoghi con perdite superiori al 50%.

Nel 1994 la media dei consumi si attestava a 390,6 litri/giorno pro capite e i consumi idrici più bassi erano di 148 litri pro capite al giorno (Pordenone), mentre quelli più elevati di 871 litri pro capite (Brescia).

«Le città – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – vanno ripensate come motori di un cambiamento capace di renderle vivibili e a misura umana, nonché laboratori fondamentali per il percorso di decarbonizzazione. Occorre infrastrutturarle, realizzando gli impianti industriali dell’economia circolare, riducendo le perdite nella rete di distribuzione dell’acqua, completando la rete di fognatura e depurazione delle acque reflue, facilitando la permeabilità del tessuto urbano alle acque piovane per adattarsi alla crisi climatica e ricaricare le falde, diffondendo le colonnine di ricarica elettrica negli spazi pubblici. Nei prossimi anni l’Italia dovrà moltiplicare i cantieri della transizione ecologica in tutte le città del nostro Paese, tema al centro del XII° congresso nazionale di Legambiente che si terrà a Roma dal 1 al 3 dicembre 2023 e della nostra campagna itinerante in corso. Siamo in grado di farlo, ma serve quella volontà politica, a livello nazionale e locale, che è mancata finora e che anno dopo anno diventa sempre più urgente».

«Il modo migliore per rispondere alle trentennali emergenze urbane – chiosa infine Mirko Laurenti, responsabile Ecosistema Urbano di Legambiente – è prendere esempio dalle esperienze virtuose, che già esistono anche in Italia grazie al lavoro fatto da alcuni sindaci coraggiosi e “visionari” e mostrare che i cantieri della transizione ecologica sono già esempi concreti che vanno seguiti e replicati. L’unica via sostenibile per rilanciare davvero il Paese, cominciando dalle città, è questa. Pianificando le realtà urbane del futuro con meno auto e mezzi meno inquinanti, più mobilità sostenibile ed economia circolare, più infrastrutture intelligenti e ultra-connesse».

Leggi anche
Pets
di Manuela Sicuro 6 min lettura
Filip Lovstrom, Filip Gardler, Johanna Alander och Mikael Gange: i fondatori di Opibus
tecnologia
di Valeria Pantani 3 min lettura